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Asso 28, Fratoianni: “La nave italiana che ha riportato in Libia i migranti ha violato la legge”

Nicola Fratoianni. Credit: MASSIMO PERCOSSI
Di Clarissa Valia
Pubblicato il 31 Lug. 2018 alle 17:00 Aggiornato il 17 Ago. 2018 alle 18:19

La nave privata italiana Asso 28 ha soccorso 108 migranti che si trovavano a bordo di un gommone nel mar Mediterraneo e, per la prima volta, li ha riportati in Libia, porto considerato “non sicuro” dalla comunità internazionale, senza consentire loro di fare domanda di asilo.

Sul caso è intervenuto Nicola Fratoianni, deputato di Liberi e Uguali (LeU) e segretario nazionale di Sinistra Italiana, che si trova da giorni a bordo della nave Open Arms (a bordo c’è anche Valerio Nicolosi, reporter italiano, che per TPI.it tiene un Diario di bordo quotidiano).

“Abbiamo appreso che uno dei gommoni segnalati oggi dalla Guardia Costiera italiana con 108 persone a bordo nel Mediterraneo è stato soccorso dalla nave Asso Ventotto, battente bandiera italiana, che si sta dirigendo verso Tripoli”, osserva Fratoianni.

“Non sappiamo ancora se questa operazione avviene su indicazione della Guardia Costiera Italiana, ma se così fosse si tratterebbe di un precedente gravissimo, un vero e proprio respingimento collettivo di cui l’Italia e il comandante della nave risponderanno davanti ad un tribunale”.

“Il diritto internazionale prevede che le persone salvate in mare debbano essere portate in un porto sicuro e quelli libici, nonostante la mistificazione della realtà da parte del governo italiano, non possono essere considerati tali”, sottolinea il deputato di LeU.

Il capo missione di Proactiva Open Arms ci ha detto: “Sappiamo come sono andate le cose in merito ai 108 migranti soccorsi dalla nave italiana Asso 28, abbiamo ascoltato le conversazioni con la Guardia Costiera libica, e a noi non è stato dato modo di prestare soccorso”. • Leggi: Il Capo missione Open Arms a TPI.it: “Io c’ero e ho ascoltato la conversazione con la Guardia costiera libica che ordinato alla nave italiana di riportare i migranti in Libia”. Leggi qui

All’Open Arms e a Fratoianni ha replicato il ministro Salvini.

“La Guardia Costiera Italiana non ha coordinato e partecipato a nessuna di queste operazioni, come falsamente dichiarato da una ong straniera e da un parlamentare di sinistra male informato. #portichiusi e #cuoriaperti”, ha scritto Salvini su Facebook.

A sua volta Fratoianni ha contro-replicato a Salvini.

L’unico disinformato, ed è molto grave visto il ruolo che ricopre indegnamente, è il ministro Salvini. Intanto perché non ha letto la mia dichiarazione. O forse ha problemi di comprensione del testo. Abbiamo denunciato un caso di palese violazione delle norme internazionali da parte di una nave mercantile italiana, Asso 28 che sta riportando a Tripoli, quindi in un porto non sicuro, 101 migranti (di cui 5 bambini, 5 donne incinte e 91 adulti fra uomini e donne). E di questo abbiamo le prove”. 

“Già che ci siamo”, prosegue Frantoianni, “vorrei chiedere a Matteo Salvini se è in grado di rispondere a qualche domanda: se l’indicazione al mercantile italiano non è arrivata dalla guardia costiera italiana, da chi e’ arrivata?”.

La risposta è arrivata qualche ore più tardi con il comunicato della società Augusta Offshore di Napoli, armatrice della nave Asso 28, che ha chiarito, come detto sopra, che l’operazione è stata coordinata dalla Guardia costiera libica.

In base al diritto internazionale, le persone soccorse in mare devono essere portate e fatte sbarcare nel porto sicuro più vicino. La Libia non è considerata un approdo sicuro dalla comunità internazionale: né dalle Nazioni Unite né dalla Commissione europea.

Il governo italiano, invece, spinge affinché la Libia venga riconosciuto come porto sicuro.

“Dobbiamo cambiare la normativa e rendere i porti libici porti sicuri“, ha dichiarato recentemente il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

“C’è questa ipocrisia di fondo in Europa, in base alla quale si danno soldi ai libici, si forniscono le moto vedette e si addestra la Guardia costiera, ma poi si ritiene la Libia un porto non sicuro”.

L’Unione Europea ha risposto al governo italiano che “nessuna operazione europea e nessuna imbarcazione europea” riporta i migranti salvati in mare in Libia, perché “non consideriamo che sia un paese sicuro”.

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