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Parma, 21enne picchiata e stuprata per ore: l’imprenditore Pesci accusato dello stupro andrà ai domiciliari

Il tribunale del Riesame di Bologna ha accolto la richiesta di scarcerazione avanzata dalla difesa. Federico Pesci lascia il carcere di Modena e va a casa dei genitori

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 17 Set. 2018 alle 18:06 Aggiornato il 17 Set. 2018 alle 18:08

Soltanto una misura di custodia che “di fatto limiti le possibilità di movimento e di contatto con altre possibili vittime dell’indagato è idonea a contrastare il pericolo di reiterazione”.

Il tribunale del Riesame di Bologna ha accolto la richiesta di scarcerazione avanzata dalla difesa: Federico Pesci, l’imprenditore accusato dello stupro di una ragazza di 21 anni a Parma, lascia il carcere di Modena e va agli arresti domiciliari a casa dei genitori.

Dopo aver ripercorso il racconto della vittima, “che deve essere accreditata di piena attendibilità”, il tribunale delle Libertà sottolinea la “concretezza e l’attualità del pericolo di reiterazione di condotte analoghe da parte di Pesci e quindi la necessità della misura cautelare”.

Secondo quanto filtra dal tribunale, resta confermato l’intero impianto accusatorio così come è stato raccontato dalla ragazza e raccolto dagli investigatori. 

“Tuttavia, l’indicazione di un luogo, diverso dall’abitazione dell’indagato, e del tutto inidoneo, per la presenza degli anziani genitori – affermano i giudici nell’ordinanza – a poter consumare condotte analoghe a quelle in esame, appare circostanza tale da far ritenere che il contenimento dell’indagato presso tale luogo sia misura sufficiente ad evitare la ripetizione di condotte analoghe”. 

Secondo i magistrati, infatti, Pesci è “in grado di autodeterminarsi al rispetto della misura, sia in considerazione delle gravi conseguenze possibili in caso di violazione della medesima, sia in considerazione dell’assenza di segnali sintomatici di una precedente pervasiva anomia dell’indagato”.

Pesci è accusato di violenza sessuale insieme a Wilson Ndu Aniyem, per il quale l’avvocato Francesco Saggioro non ha però presentato istanza al tribunale della Libertà. 

Al 53enne pusher nigeriano, oltre alle accuse di violenza sessuale e lesioni aggravate è contestato lo spaccio.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, infatti, sarebbe stato lui a portare la cocaina, almeno le prime dosi, che avrebbe fatto da detonatore a quella notte. 

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