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Occupa una casa popolare vuota e viene sfrattata con il figlio di 8 anni: “Voglio solo una cameretta per il mio bambino”

L'immobile in via Luigi Bombicci 4, a Pietralata, Roma.

A Roma una donna di 27 anni ha dovuto lasciare l'abitazione che aveva occupato a gennaio 2018. Per lei il Comune non ha disposto alcuna soluzione alternativa

Di Anna Ditta
Pubblicato il 6 Nov. 2018 alle 12:20 Aggiornato il 18 Apr. 2019 alle 08:38
Donna sfrattata casa popolare Pietralata Roma

Martedì 6 novembre Noemi, una donna di 27 anni con un figlio di 8, è stata costretta a lasciare la casa popolare che aveva occupato per necessità a Pietralata, che è stata assegnata a una nuova famiglia.

Noemi, che vive di lavori saltuari, aveva vissuto per 8 anni dentro uno dei residence predisposti dal Comune di Roma per l’emergenza abitativa nella Capitale.

Quando il residence è stato chiuso, le è stato fornito un “buono casa”, uno strumento predisposto dal Campidoglio per agevolare chi è in attesa di ricevere un alloggio popolare. Ma nel caso di Noemi il buono casa non ha funzionato.

“Nessuno lo ha accettato perché non si fidavano del comune e volevano una garanzia di almeno 1.300 euro”, racconta Noemi a TPI.it. “Ma io questa garanzia non ce l’avevo perché non lavoravo”. 

Per questo, il 23 gennaio 2018 Noemi è stata costretta a occupare abusivamente con suo figlio una casa popolare in via Luigi Bombicci 4. La casa era vuota da circa 7 anni.

A causa dell’occupazione, ha perso il posto nella graduatoria per l’assegnazione della casa popolare.

“Mi ci hanno portato loro ad occupare questa casa, per disperazione”, dice Noemi con amarezza, “perché ti fanno fare la guerra tra poveri. Io chiedo solo una cameretta per mio figlio”.

Nei casi come quello di Noemi, la Sala Operativa Sociale del Comune di Roma, che ha lo scopo di affrontare le emergenze di carattere sociale, dovrebbe intervenire per trovare un alloggio alternativo.

“La S.O.S. aveva detto che sarebbe venuta per trovare una soluzione, ma finora non si è visto nessuno”, racconta Noemi.

La donna non ha fatto resistenza allo sgombero che, dice, non le è stato comunicato da nessuno.

“L’ho saputo perché la famiglia assegnataria è venuta qui sotto. Sono loro che mi hanno detto che la casa era stata assegnata”, racconta Noemi. I nuovi assegnatari sono una famiglia con 5 bambini.

“Sono andata dai vigili a dire che sapevo dell’assegnazione e che ero pronta a uscire bonariamente, purché mi dessero il tempo di togliere le mie cose personali. Ora è arrivata la famiglia assegnataria, stanno portando via tutti i mobili, il trasloco è quasi finito ma qui per il momento non c’è nessuno della S.O.S”.

Secondo gli ultimi dati, sono 57mila i nuclei familiari che solo a Roma e provincia si trovano in emergenza abitativa perché non hanno una casa e non possono averne una senza l’aiuto delle istituzioni.

Dodicimila sono invece le famiglie in lista per avere un alloggio popolare nello stesso territorio.

“A Noemi è stato fatto un torto. Dal residence si esce con l’assegnazione di una casa popolare”, commenta Michele Giglio di Asia Usb, il sindacato degli inquilini, che ha tenuto un presidio di solidarietà.

“Noemi, come altre persone, non è una ‘scroccona’ come dice la sindaca”, aggiunge Giglio, “uno scroccone è qualcuno che ha i soldi e vive da parassita sulle spalle degli altri. Lei invece aveva ed ha tutti i requisiti per avere la casa popolare, ma le istituzioni non glielo garantiscono”.

“Quando è arrivata la nuova assegnataria lei e Noemi si sono abbracciate. Entrambe hanno bisogno di casa”, racconta il sindacalista. “Il comune di Roma non ha predisposto alcuna soluzione e noi oggi volevamo essere solidali con Noemi e con la nuova assegnataria. Siamo contrari alla guerra tra poveri che vuole fare questo governo”.

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