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Diciotti, la memoria difensiva di Salvini mostra tutta la sua ferocia

Credit: Alberto PIZZOLI / AFP

Porti chiusi, difesa dei confini, terrorismo: balle su balle per non far cadere il castello di sabbia della propaganda

Di Giulio Cavalli
Pubblicato il 6 Feb. 2019 alle 15:35

Alla fine quello che “non aveva paura di niente” e che riteneva il processo “una medaglia da appuntare sul petto” invece ha paura. Ha paura di ritrovarsi tradito per a prima volta dagli amici dei 5 Stelle (che dovrebbero tradire i propri principi fondativi per riuscire a proteggerlo) e ha paura perché la legge, comunque la si veda, ha limiti precisi e regole chiare che non si possono spostare con un tweet, con la propaganda, con il buonsenso del padre di famiglia.

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Contano i fatti e i fatti, sulla vicenda della nave Diciotti, tenuta alla deriva dal 17 al 25 agosto in nome della “difesa dei confini nazionali”, parlano chiaro.

I porti chiusi, innanzitutto, che hanno fatto impazzire i fans sfegatati di Salvini e hanno inondato i social, non esistono. Non esistono porti chiusi secondo tutti i trattati internazionali che l’Italia ha firmato e di cui l’Occidente continua a essere fiera. Lo stesso Toninelli, nonostante tutto l’impegno messo in campo, non è mai riuscito a dare una risposta convincente ma soprattutto un decreto. Il decreto. Non esiste nessun decreto che chiuda i porti. Non esiste nessuna firma che si prenda la responsabilità di compiere un atto illegale. E la politica, soprattutto per la legge, non si fa a colpi di annunci ma ha bisogno che tutte le carte siano a posto.

Anche l’idea di non presentarsi di persona di fronte alla Giunta per l’immunità del Senato per difendersi dalle accuse dei Tribunale dei ministri indica che il bullismo mediatico di Salvini si sta piano piano sgonfiando. Anche perché il Movimento 5 Stelle non ha ancora deciso cosa votare ma soprattutto nel Movimento 5 Stelle c’è una grossa fetta che non è disposta a difendere Salvini.

Far cadere il governo? Pessima idea. Un governo che cade perché uno dei vicepremier vuole difendersi dal processo e non nel processo non è un ottimo slancio per una campagna elettorale.

Anche la “difesa dei confini nazionali” orma è una frase bolsa, abusata e che eccita solo qualche sovranista. Gli italiani chiedono reddito, servi, lavoro, sicurezza. Il terrorismo sugli stranieri (e Salvini lo sa bene) non durerà a lungo. E non funzionerà certo in tribunale.

Poi c’è il pericolo terrorismo e qui si sfiora il ridicolo. Nel suo memoriale [eccolo] Salvini scrive che sono stati i funzionari del Viminale a spiegarlo (il pericolo terrorismo nda) ai giudici, ma loro non ne hanno tenuto conto.  La risposta del tribunale è gelida: “Nessuno dei soggetti ascoltati da questo Tribunale ha riferito (come avvenuto invece per altri sbarchi) di informazioni sulla possibile presenza, tra i soggetti soccorsi, di ‘persone pericolose’ per la sicurezza e l’ordine pubblico nazionale”. Balle. Balle su balle per non far cadere il castello di sabbia della propaganda.

E infine ci sono quelle due ore di preghiera dei minori che si sono trattenuti sulla nave dopo che il ministro aveva autorizzato lo sbarco. Dice Salvini che la gente non prega se è stremata ma, secondo lui, dovrebbe scendere baciando il suolo patrio. E qui dentro c’è tutto Salvini, tutta la sua ferocia: un uomo non stremato non è un uomo degno di aiuto o è un bugiardo. Non lo dice ma lo pensa. Ma è la sua natura.

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