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    Di Maio attacca Salvini: “Non è lui il ministro degli Esteri”

    La visita del ministro dell'Interno in Israele apre la "crisi diplomatica" con il leader del M5s

    Di TPI
    Pubblicato il 14 Dic. 2018 alle 08:46 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:07

    Il viaggio di Matteo Salvini in Israele – che tanto ha fatto discutere – non è piaciuto al partner di governo Luigi Di Maio.

    A far saltare i nervi non solo del capo politico ma di tutto il Movimento 5 stelle è stata la visita in Israele del leader della Lega nelle vesti di vicepremier.

    Primo terreno di scontro: l’auspicio di Matteo Salvini per il trasferimento dell’ambasciata italiana da Tel Aviv a Gerusalemme. “Non rappresenta la volontà del governo” ha sottolineato il vicepremier Luigi Di Maio in un forum al Fatto Quotidiano.

    “Bisogna dividere le parole dai fatti”, ha spiegato Di Maio, “io sono il capo politico del M5S, Salvini è il segretario della Lega: è normale che nella veste di leader politico si possa intervenire su tutto”.

    Per esempio, sottolinea Di Maio, “Salvini ha parlato di spostare l’ambasciata a Gerusalemme” ma “le sue parole non rappresentavano la volontà del governo”

    Nel mirino nache l’incontro tra il ministro dell’Interno e il primo ministro israeliano: “Se Salvini incontra Netanyahu lo fa in qualità di vicepremier”. E questo significa “scavalcare il ministro degli Esteri”, ha affermato Di Maio.

    “Lo dico senza polemica, ma avrete notato che sulla questione di Hezbollah il ministero della Difesa è intervenuto per affermare la linea ufficiale del governo”.

    Il riferimento è alla definizione di “terroristi islamici” che il ministro dell’Interno ha usato per il gruppo sciita libanese. Immediata la reazione del ministero della Difesa, che prima – tramite fonti non ufficiali – ha fatto trapelare un certo “imbarazzo e fastidio”.

    Poi, in un’intervista al Corriere della Sera, la ministra Trenta ha criticato apertamente Matteo Salvini: “Quando parliamo dei nostri militari all’estero, che rischiano la vita per la nostra sicurezza con le famiglie lontane migliaia di chilometri da casa, dobbiamo essere uniti”.

    “In Libano, così come in altri teatri, questo fanno i nostri militari: rischiano la vita per noi. E lo fanno da molti anni. I nostri uomini e le nostre donne delle forze armate vanno tutelati sempre”.

    Per la Trenta si tratta “di una questione di metodo, non di politica estera, che compete ovviamente a Palazzo Chigi e al Ministero degli Affari esteri. I rapporti con Israele e la stessa comunità ebraica sono solidi ma noi dobbiamo fare in modo che tutto il governo lavori compatto per la sicurezza”.

    Ed è proprio sulla compattezza che Luigi Di Maio ha voluto fare una precisazione che mostra, almeno sul fronte della politica estera, una chiara frattura tra Lega e Movimento 5 stelle.

    “L’azione del governo” ha ribadito Di Maio “si fonda sul contratto”. Sul resto “noi e la Lega siamo lealmente in competizione, in campagna elettorale gli uni contro gli altri”.

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