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Tav, Di Battista e Grillo pronti a sfiduciare Di Maio se dice sì all’opera

Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio
Di Giovanni Macchi
Pubblicato il 28 Feb. 2019 alle 09:59 Aggiornato il 28 Feb. 2019 alle 10:05

Di Battista e Grillo sarebbero pronti a sfiduciare il capo politico del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio, se quest’ultimo non dovesse opporsi alla Tav.

A riportarlo è La Stampa: secondo il retroscena pubblicato dal giornale torinese, Di Battista avrebbe posto un vero e proprio veto sull’alta velocità.

In una riunione con Di Maio e altri big pentastellati sarebbe stato categorico: “Se vi permettete di dire Sì, io esco un minuto dopo e mi dissocio”.

Di Battista, insomma, non sarebbe disposto ad accettare un nuovo cambio di rotta come quello sulla Tap, a maggior ragione dopo la pubblicazione dell’analisi costi-benefici, che ha di fatto bocciato l’opera.

Nella sua battaglia in difesa della base M5s e dei suoi ideali, “Dibba” sembra avere un alleato di lusso. Anche Beppe Grillo infatti avrebbe intenzione di far valere i suoi poteri da garante e sfiduciare Di Maio in caso di sì alla Tav.

Un ulteriore cedimento alla Lega che il fondatore del Movimento Cinque Stelle non sarebbe disposto a tollerare.

“Il tema è stato affrontato – scrive La Stampa – E Di Maio è stato sincero: ‘Dire di no ci fa perdere i voti del Nord. Di questo dobbiamo esserne tutti consapevoli, prima di dare l’ultima parola’. Ma l’ultima parola è la prima, come gli ha ricordato Beppe Grillo. A pranzo, a Roma, e poi in diverse telefonate, il capo politico ha espresso al fondatore tutti i suoi timori elettorali. Grillo però è stato categorico: ‘Fa nulla il consenso, su questo non possiamo cedere'”.

Per il quotidiano torinese, la presa di posizione di Grillo e Di Battista ha ragioni precise: i due sono preoccupati dal fatto che Di Maio non abbia mai considerato decisiva la battaglia sulla Tav.

“Di Maio si vanta di essere un pragmatico, e così avrebbe voluto affrontare la questione – scrive Ilaria Lombardo – Ma non può farlo fino in fondo. Sa che in ogni caso la sua è una decisione votata a una sconfitta. Il No inchioda il M5S all’immagine di Movimento contro le grandi opere e fa sfumare ogni sogno di rimonta nelle regioni del Nord dominate dalla Lega. Il Sì – anche alla versione low cost proposta da Salvini – trasformerebbe i 5 Stelle in una polveriera”.

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