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Decreto sicurezza, il Comune di Palermo avvia le iscrizioni dei migranti all’anagrafe

Credit: ANSA
Di Enrico Mingori
Pubblicato il 4 Gen. 2019 alle 11:11 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:34

Dopo la ribellione del sindaco Leoluca Orlando al decreto Sicurezza, il Comune di Palermo procede subito con le iscrizioni all’anagrafe dei migranti richiedenti asilo.

Il capo area dei servizi al cittadino, Maurizio Pedicone, sottolinea all’agenzia di stampa Agi che “non si può disattendere una precisa disposizione del capo dell’amministrazione” (qui l’intervista del sindaco Orlando a TPI).

Così il dirigente ha accolto l’ordine del primo cittadino che stabilisce di sospendere per gli stranieri coinvolti nell’applicazione del decreto sicurezza “qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali con particolare, ma non esclusivo, riferimento alla procedure della residenza anagrafica”.

Dal mattino di venerdì 4 gennaio 2019, dopo il via libera di Pedicone, diventa effettiva l’indicazione del dirigente di provvedere ad attuare “i provvedimenti conseguenziali di competenza in materia di residenza dei cittadini stranieri”.

Per gli uffici comunali questo significa che sono pronti a iscrivere all’anagrafe i richiedenti asilo e i titolari di permessi di soggiorno per motivi umanitari, non più rinnovabili.

Orlando è stato il primo dei sindaci ribelli che si oppongono al decreto sicurezza.

Orlando ha già spiegato di avere dato incarico all’ufficio legale di adire il giudice: va dal magistrato perché non può rivolgersi direttamente alla Corte Costituzionale per violazione dei diritti umani e per violazione di articoli specifici della Costituzione. Occorre sollevare la questione incidentalmente in giudizio.

Come sindaco andrà davanti al giudice civile, il quale, se riterrà che la questione sia non manifestamente infondata e sia rilevante ai fini della decisione, rimetterà gli atti alla Corte Costituzionale. Il prefetto potrebbe, però, nel frattempo annullare gli atti del Comune e denunciare sindaco e dirigente comunale per abuso d’ufficio.

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