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Il Comune di Roma sfratta il coworking per mamme e bambini: come stroncare realtà belle che funzionano

Con la chiusura de L'Alveare, Roma perderà uno spazio innovativo, gestito dal basso e utile al territorio. Cecità o mala gestione da parte dell'amministrazione?

Di Veronica Di Benedetto Montaccini
Pubblicato il 21 Mar. 2019 alle 17:37 Aggiornato il 21 Mar. 2019 alle 17:38

Era “L’Alveare” delle idee. Immaginate un posto dove non si debba più scegliere tra famiglia e lavoro, perché mamme freelance e bambini possono stare insieme.

Dal 2014 questo coworking con spazio baby (per piccoli dai 4 a mesi ai 3 anni) a Centocelle, periferia est di Roma, era un punto di riferimento per il territorio. Adesso è costretto a chiudere perché l’amministrazione chiede indietro i locali.

Questo progetto virtuoso, che si è ispirato alle esperienze positive dei nidi del nord Europa, chiude come dicono le fondatrici de L’Alveare,”non per difficoltà economiche, sempre superate, non per problemi organizzativi, sempre risolti, non perché il progetto non abbia riscosso successo, anzi. Chiude perché il Municipio V ha richiesto gli spazi di via Fontechiari 35, dove l’Alveare ha sede dal 2014, con una procedura tanto dubbia quanto solerte”.

Il giardino de L’Alveare
Mamme e bambini insieme in pausa pranzo
Mamme de L’Alveare

La cooperativa che ha gestito il coworking-nido finora è composta interamente da donne e fin dai suoi primi passi ha avuto l’obiettivo di dare una possibilità diversa alle mamme lavoratrici da subito dopo il parto.

Quando ha aperto, nel 2014, ci è voluto pochissimo perché diventasse l’isola colorata di Centocelle. Con il suo giardino, le iniziative anche nei weekend, lo scambio di competenze tra i genitori che si ritrovavano nelle stanze luminose del coworking.

Sono stati centinaia gli iscritti in questi cinque anni. L’Alveare è diventato addirittura oggetto di tesi universitarie. Le fondatrici, Daniela e Serena, lo hanno sempre definito “una splendida avventura, replicabile in ogni quartiere”.

La bellissima esperienza de L’Alveare si concluderà, purtroppo, domenica 31 marzo, con un incontro per fare un bilancio di questi cinque anni e salutare le persone che hanno seguito il progetto fino a questo momento.

Perché il Comune di Roma si è dimenticato che quegli spazi di via Fontichiari erano abbandonati a se stessi prima della nascita dell’Alveare ?

Perché l’amministrazione non si è accorto della ricchezza e del valore aggiunto di un progetto di welfare urbano, che coniuga in un unico luogo la comodità del lavoro condiviso e l’utilità di un servizio educativo per bimbe e bimbi a bassissimo costo?

Perché una Capitale cancella, senza pensarci due volte, una realtà innovativa che funziona?

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