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Conte intervistato dal Corriere: “ll ministro Tria? Non esiste che lasci il governo”

Credit: Afp

Il premier a colloquio con il notista Massimo Franco assicura sulla stabilità dell'esecutivo e ribadisce la propria fedeltà a euro e Nato

Di Enrico Mingori
Pubblicato il 27 Lug. 2018 alle 08:15 Aggiornato il 27 Lug. 2018 alle 08:41

Il Corriere della Sera venerdì 27 luglio 2018 ha pubblicato un’intervista al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

Nel colloquio con il notista politico Massimo Franco il premier parla delle presunte frizioni interne al governo, di immigrazione, Europa e dei suoi rapporti con i leader internazionali.

Conte assicura che non c’è alcun rischio che il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, lasci l’esecutivo per contrasti con i due partiti di maggioranza, Movimento Cinque Stelle e Lega.

“Il ministro Tria è il cerbero dei conti, il loro custode arcigno. Ma non esiste che lasci il governo. Attenzione, peraltro, a non considerarlo un corpo estraneo a questo esecutivo. È parte attiva e coinvolta nel tentativo di ottenere dall’Europa spazi di manovra che ci permettano di cambiare le cose”, garantisce il presidente del Consiglio.

Secondo Conte, il governo, forte della crescita di consenso di M5S e Lega, “può durare cinque anni”.

“Il 4 marzo (data delle elezioni politiche, ndr) si è chiusa per sempre una fase. Ereditiamo un’Italia divisa, a noi tocca provare a ricucire il Paese su nuove basi”, sottolinea il premier.

Nell’intervista al Corriere della Sera, Conte osserva anche che il fatto di guidare un governo sostenute da forze anti-sistema lo mette, come leader, in una posizione particolare rispetto ai colleghi europei e non solo.

“Nei vertici mi trovo in una situazione diversa dagli altri capi di governo, nel senso che loro sono assillati dal fatto di avere nei loro Paesi forze populiste che li assediano e erodono i loro consensi”, spiega. “Io, invece, il cosiddetto populismo ce l’ho nel governo, anzi ne sono l’espressione, lo rappresento”.

“Credo di potere aiutare anche gli altri leader europei a capire dove e come occorre cambiare, per fare in modo che queste forze aiutino il sistema a migliorare e non a implodere”, sottolinea il premier.

“Ai vertici europei in passato spesso l’Italia non si è fatta valere per timore di rimanere isolata. In un’Europa debole e disorientata, stiamo cercando di far capire che possiamo aiutarla a rafforzarsi, se riconosce che il contesto, il quadro strategico sono cambiati”, aggiunge.

A questo punto è una conseguenza ovvia il passare ad affrontare uno dei temi più caldi del momento: l’immigrazione.

Secondo il capo del governo, “sull’immigrazione l’atteggiamento sta cambiando, a nostro favore”.

“L’Europa procede a scatti, tra periodi di stasi e passi avanti. Questo è il momento di farla scattare uscendo da una situazione in cui langue. Altrimenti diventa l’Europa dei gruppi regionali di cinque, sei Paesi. E sarebbe una regressione geopolitica”.

“Stiamo cercando di restituire centralità al Mediterraneo, marginalizzato dall’allargamento a nord e a est”, dice Conte, che ribadisce come la permanenza dell’euro e nella Nato “non sono in discussione”.

In tema migranti, il presidente del Consiglio sottolinea che la Libia “è una priorità”: “L’abbiamo ribadito soprattutto alla Francia, tentata da un continuo espansionismo economico e strategico a nostre spese”.

“Ho detto a Emmanuel Macron che non avalleremo forzature e fughe in avanti, e che in Libia le elezioni debbono avvenire solo dopo che le varie parti di quel Paese si sono riconciliate. Su questo uno dei nostri principali interlocutori rimane la Germania”, spiega Conte.

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