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Perché Conte rischia un conflitto di interessi nella vicenda del salvataggio di banca Carige

Il premier Conte ha legami con uno dei consiglieri di Carige, Guido Alpa, e con il banchiere Raffaele Mincione

Di Laura Melissari
Pubblicato il 8 Gen. 2019 alle 15:53

Il premier Conte avrebbe legami con la banca Carige, che il governo giallo-verde ha “salvato” con un decreto varato nella serata del 7 gennaio 2019.

L’accusa di un possibile conflitto di interessi arriva dal deputato Luigi Marattin, capogruppo Pd in commissione Bilancio. Il presidente del Consiglio è stato socio di Guido Alpa, consigliere di Carige e della sua Fondazione, oltre che consulente di Raffaele Mincione, banchiere dell’Istituto.

“La domanda è molto semplice: quando il Consiglio dei ministri ieri sera ha votato il Salva Carige, il presidente Conte è uscito dalla sala, come si dovrebbe fare quando vi è fondato sospetto di possibile conflitto di interesse? Gradita risposta. Se non arriva, provvederemo a inviare la domanda per vie ufficiali”, ha scritto il deputato Marattin.

Il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi ha scritto al presidente dell’Anac, Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone. “Considerato quanto sta emergendo a mezzo stampa circa i rapporti tra il presidente del Consiglio e alcuni soggetti legati all’istituto di credito oggetto del provvedimento, si può ipotizzare per il capo del governo italiano un conflitto di interessi nell’esercizio della sua delicata funzione?”, scrive Anzaldi.

“Da notizie riportate anche dalla stampa si apprende che il Premier Conte è stato socio dell’avvocato Guido Alpa, a lungo consigliere di Carige e della sua Fondazione, ed è stato consulente del finanziere Raffaele Mincione, banchiere azionista dell’istituto di credito oggetto del provvedimento. È l’incipit stesso del comunicato ufficiale di Palazzo Chigi a porre un legittimo sospetto, poiché ‘sotto la presidenza’ e ‘su proposta del Presidente’ evidenziano un potenziale conflitto di interesse”, conclude Anzaldi nella lettera inviata all’Anac.

Guido Alpa, già socio di Conte, è un avvocato iscritto all’Ordine di Genova, ed è stato il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, in carica dal 2004 al 2015. È stato membro del consiglio di amministrazione di Banca Carige, ed attualmente è membro del c.d.a. di Carige Italia.

È inoltre professore Ordinario di diritto civile presso la Facoltà di Giurisprudenza della Sapienza.

In un articolo del quotidiano Il Messaggero, risalente all’11 ottobre 2018, in merito alla questione della cattedra di Conte all’Università di Caserta, si legge che dal 2002 Conte aveva aperto con Alpa uno studio legale dedicandosi al diritto civile, al diritto societario e fallimentare.

Lo stesso Alpa, “amico e maestro” di Conte, era stato membro della commissione esaminatrice al concorso con cui Conte diventò professore all’Università di Caserta nel 2002.

Le Iene, in un servizio del 12 ottobre avevano messo in luce delle contraddizioni nelle dichiarazioni di Conte in merito al suo rapporto con Alpa. In un’intervista a Repubblica Conte diceva: “Chiarisco che il Prof. Alpa non è propriamente il mio maestro. Sul piano accademico il mio maestro è il Prof. Giovanni Battista Ferri. Il Prof. Alpa l’ho conosciuto diversi anni dopo, quando ormai ero ricercatore all’Università di Firenze”.

Ma, secondo le Iene, i due si conoscevano sin dal 1992, dai tempi della Sapienza di Roma, quando entrambi frequentavano il dipartimento di Scienze Giuridiche e non in occasione del suo incarico di ricercatore a Firenze, che risale al 1997-1998.

Il decreto salva-Carige

Il governo giallo-verde ha varato dopo un Consiglio dei ministri d’urgenza il decreto che di fatto concedere la garanzia pubblica a Banca Carige e apre alla possibilità di nazionalizzazione.

Si tratta di un vero e proprio salvataggio messo in atto dal governo di cui fa parte il Movimento 5 stelle, che per anni ha insultato il Partito democratico, accusato di essere “amico delle banche e dei poteri forti”.

Gli attacchi delle opposizioni

Sul fronte del centrosinistra, sono in molti a far notare come la decisione dell’esecutivo gialloverde ricalchi quanto già fatto in passato con Monte dei Paschi e con le banche venete.

Solo che, dicono dal PD, Lega e M5s avevano bollato quei provvedimenti come favori ai poteri forti, mentre non hanno perso un secondo per salvare l’istituto genovese una volta al governo.

Il primo a far sentire la sua voce è stato l’ex premier Matteo Renzi.

“Hanno approvato un decreto per salvare la banca di Genova. Giusto, serve ai risparmiatori. Ma così certificano di aver mentito quando attaccavano noi sulle Venete, Etruria, Ferrara. Il tempo è galantuomo e fa giustizia delle tante bugie di questi piccoli imbroglioni”, ha scritto su Twitter.

Anche Maria Elena Boschi ha fatto sentire la sua voce sulla vicenda Carige.

Non c’è da sorprendersi, visto che l’ex sottosegretaria alla presidenza del Consiglio era stata duramente attaccata da Lega e M5s su Banca Etruria, e sul suo presunto conflitto di interessi a causa del ruolo del padre nell’istituto toscano.

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