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Le proposte di Medici senza frontiere sul codice di condotta per le Ong

Credit: Reuters

Si è svolto il secondo incontro tra i rappresentati del governo e le organizzazioni non governative sulle nuove regole da seguire per il salvataggio dei migranti in mare. Ecco cosa chiede Msf

Di Andrea Lanzetta
Pubblicato il 28 Lug. 2017 alle 16:27

Venerdì 28 luglio si è svolto al Viminale il secondo incontro tra i rappresentanti del governo e le Ong, per discutere del codice di condotta che quest’ultime devono seguire nelle operazioni di salvataggio in mare dei migranti.

Questa riunione fa seguito a quella avvenuta il 25 luglio, sempre al ministero dell’Interno, in cui il governo ha presentato il testo alle organizzazioni.

Nel corso dell’incontro sono stati realizzati importanti e significativi passi in avanti”, si può leggere nel comunicato rilasciato dal ministero. I funzionari presenti hanno recepito anche alcuni contributi da parte delle organizzazioni per migliorare il codice di condotta proposto.

La redazione definitiva del documento sarà inviata alle singole Ong che hanno manifestato la loro disponibilità a esaminare il testo, la cui firma è programmata per il 31 luglio alle ore 16, quando sarà successivamente reso pubblico.

Alla fine della riunione, l’organizzazione internazionale privata Medici senza Frontiere (Msf) ha rilasciato un comunicato in cui sintetizza i punti controversi del codice proposto dal governo e gli emendamenti presentati dalle Ong.

“Insistiamo sul fatto che i membri dello staff di Msf sono operatori umanitari, non ufficiali di polizia, e per motivi di indipendenza faranno ciò che è strettamente richiesto dalla legge ma non di più, in modo da proteggere la nostra indipendenza e neutralità”, si legge nel comunicato di Msf.

La Ong chiede che la presenza di agenti di polizia a bordo delle sue navi non sia permanente; che il personale non sia armato; che sia emessa un’autorizzazione preventiva da parte dello stato di bandiera della nave, prima che un funzionario di polizia giudiziaria di un altro paese possa salire a bordo; e che non sia ostacolata l’assistenza medica e umanitaria.

Il codice prevede anche che le Ong notifichino alle autorità italiane le operazioni di soccorso avvenute.

“Vorremmo ricevere garanzie che questo impegno non comporterà situazioni accadute in passato, quando alcune chiamate di soccorso non hanno ricevuto risposta o nessuno se ne è assunto la responsabilità, causando la morte delle persone che avevano chiesto soccorso”, sostiene Msf.

Il testo presentato dal governo chiede poi che le Ong non effettuino trasbordi delle persone soccorse su un’altra nave, eccetto in situazioni di grave e imminente pericolo che richiedano un’assistenza immediata.

“Un inefficiente sistema di andata e ritorno di tutte le navi di soccorso verso i luoghi di sbarco avrà come conseguenza una minore presenza di quelle navi nella zona di ricerca e soccorso”, si legge nel comunicato di Msf. “Le navi impegnate in operazioni di soccorso devono portare a termine questa attività il più presto possibile, anche attraverso i trasferimenti ad altre navi se necessario”.

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