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Castrazione chimica per i reati di violenza sessuale: che cos’è e come funziona

Di Laura Melissari
Pubblicato il 29 Apr. 2019 alle 14:00 Aggiornato il 29 Apr. 2019 alle 14:28

La castrazione farmacologica continua a dividere la maggioranza: la Lega di Matteo Salvini continua a chiedere l’introduzione della misura per punire i reati di violenza sessuale e stupro, ma il Movimento 5 Stelle non è d’accordo.

Si tratta senza dubbio di una misura estremamente controversa e presentata come pratica medievale e disumana da chi vi si oppone.

La castrazione chimica è tornata al centro del dibattito pubblico a seguito delle ultime notizie di cronaca, ma in cosa consiste esattamente?

Si tratta di una terapia antagonista del testosterone, l’ormone maschile, attraverso la somministrazione di farmaci che inibiscono il rilascio degli ormoni che stimolano i testicoli a produrre testosterone.

I due principi attivi più utilizzati sono il ciproterone acetato e il medrossiprogesterone acetato.

Si tratta di terapie reversibili, che dopo due o tre mesi smettono di avere effetti. Ma c’è la possibilità che il desiderio sessuale non ritorni ai livelli precedenti alla terapia.

Non ci sono studi adeguati che possano dare sufficienti dati sull’efficacia di terapie simili. E soprattutto non è detto che i soggetti sottoposti a castrazione chimica non possano tornare a commettere episodi di violenza. L’inibizione del rilascio di testosterone non corrisponde a una eliminazione di un comportamento patologico deviante, o almeno non vi sono dati a conferma di questa tesi.

Secondo i critici di una misura come la castrazione chimica, i reati di violenza sessuale poco hanno a che fare con il bisogno e il desiderio sessuale fisico, quanto piuttosto con altri meccanismi come il potere, il controllo, l’umiliazione.

Vi sono inoltre una serie di effetti collaterali come l’impossibilità di procreare, e cambiamenti fisici nel corpo.

In Italia, com’è noto, non esiste tale misura, che la Lega vorrebbe introdurre. Ma paesi come Stati Uniti e altri stati del nord Europa, la inseriscono nel loro ordinamento.

In Russia e in Polonia la castrazione chimica è una misura obbligatoria per punire i reati di stupro su minorenni.

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