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Silvio Berlusconi è indagato a Roma per corruzione in atti giudiziari

Silvio Berlusconi. Credit: TIZIANA FABI/AFP/Getty Images

L'inchiesta riguarda una serie di presunte sentenze pilotate del Consiglio di Stato

Di Clarissa Valia
Pubblicato il 7 Mar. 2019 alle 20:30 Aggiornato il 7 Mar. 2019 alle 20:34

L’ex premier Silvio Berlusconi è indagato per corruzione in atti giudiziari dalla Procura di Roma. Il nome del leader di Forza Italia figura nel registro degli indagati nell’ambito di una inchiesta su presunte sentenze pilotate del Consiglio di Stato.

Nello specifico, Berlusconi è indagato per una presunta corruzione in relazione alla sentenza del Consiglio di Stato che il 3 marzo 2016 annullò l’obbligo per lui di cedere la quota eccedente il 9,99 per cento detenuto in Banca Mediolanum stabilito dalla Banca d’Italia.

L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Stefano Rocco Fava, nelle scorse settimane ha portato a una serie di arresti che hanno riguardato anche alcuni magistrati. Gli indagati sono in tutto 31.

Il Consiglio di Stato è il massimo organo di giustizia amministrativa italiano. L’ipotesi accusatoria è che dietro ad alcune sentenze ci sia stato un sistema di tangenti.

Nel 2016, dopo la condanna di Berlusconi nel processo Mediaset, la Banca d’Italia aveva imposto al Cavaliere di cedere le proprie quote eccedenti il 9,99 per cento in Banca Mediolanum.

Il provvedimento era stato impugnato davanti al Tar del Lazio, che lo aveva però confermato. In appello, invece, il Consiglio di Stato lo aveva annullato. L’ipotesi accusatoria è che quest’ultima sentenza sia stata pilotata.

Oltre a Berlusconi, tra gli indagati ci sono Roberto Giovagnoli, giudice estensore della sentenza, l’ex funzionario della Presidenza del Consiglio, Renato Mazzocchi e l’avvocato romano Francesco Marascio.

Durante una perquisizone nel luglio 2016 nella casa di Mazzocchi, la Guardia di Finanza ha trovato denaro contante per 237mila euro, una serie di documenti, tra cui una copia della sentenza del Consiglio di Stato, e un appunto secondo che riportava di un incontro tra gli avvocati di Berlusconi e soggetti riconducibili al Consiglio di Stato.

 

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