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Beppe Grillo attacca Fabio Fazio e la sua “oleosa intervista” a Nicola Zingaretti

Sul suo blog il garante del M5S critica anche il nuovo segretario del PD, chiamato "Er Zeppola"

Di Carmelo Leo
Pubblicato il 12 Mar. 2019 alle 12:14 Aggiornato il 12 Mar. 2019 alle 12:19

Anche Beppe Grillo attacca Fabio Fazio. Dopo le polemiche scaturite dalla puntata di Che Tempo Che Fa di domenica 3 marzo, durante la quale il conduttore di Rai 1 è stato protagonista, secondo molti colleghi e volti noti della tv, di un’intervista troppo “passiva” con il presidente francese Emmanuel Macron, anche la domenica successiva Fazio è finito nell’occhio del ciclone.

Tra gli ospiti della puntata, infatti, spiccava il nuovo segretario del PD, Nicola ZingarettiFazio ha avuto così l’opportunità di porre le sue domande all’uomo chiamato a far risorgere il Partito democratico dalle ceneri delle ultime elezioni. Non tutti, però, hanno gradito.

Dal suo blog, infatti, il fondatore del M5S Beppe Grillo – da poco spodestato dal ruolo da Luigi Di Maio e Davide Casaleggio – ha sparato a zero su Fabio Fazio, definito “il futuro ‘Chi striscia non inciampa’”. Secondo il comico genovese, la “lunga e oleosa” intervista rilasciata da Zingaretti a Fazio è stata “un’occasione unica per sondare Er Zeppola, nuovo segretario del PD nonché presidente della Regione Lazio, nonché ex commissario ad acta del semidistrutto sistema sanitario di quella stessa regione”.

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Nel corso del colloquio nello studio di Che Tempo Che Fa, spiega ironicamente Grillo, nonostante l’intervista sia stata “in discesa e senza alcun ostacolo e nessuna traccia di contraddittorio, come è abitudine della casa” Zingaretti “ha mostrato un linguaggio che il nostro Centro Studi ha temporaneamente definito Linguaggio Frankenstein”.

In cosa consiste il Linguaggio Franklin? Nel mettere insieme “una quantità e varietà di automatismi lessicali (forma estrema dei luoghi comuni), sacrificando congiuntivi, distinzioni di genere, da smarrimenti del soggetto e complementi oggetto trasformati in saponette inafferrabili”.

L’articolo sul blog continua poi a farsi gioco del nuovo segretario del PD, chiedendosi se “lo storpiamento formale del linguaggio è funzionale alla ripetizione di frasi spot oppure è una questione di formazione, scolastica, scadente”. La conclusione è che “è difficile pensare che non ci sia un qualche vantaggio evolutivo personale in un’espressione formalmente così scialba, se si sta attenti, e rassicurante quando non lo si ascolta: qualunque forma di interazione è destinata a trasformarsi in un comizio dove tutto e nulla trovano, proprio nel PD, la loro sintesi perfetta”.

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