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    Afghanistan, la Farnesina: “Mai messi al corrente del ritiro delle truppe”

    Il ritiro delle truppe dall'Afghanistan ha aperto una nuova frattura nei rapporti tra gli alleati di governo

    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 29 Gen. 2019 alle 10:33 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:41

    Il 28 gennaio 2019 il ministero della Difesa ha annunciato il ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan aprendo una nuova frattura all’interno del governo.

    Il ministro degli Esteri Moavero, in visita in Israele, aveva subito risposto di non essere stato informato dalla collega della Difesa Trenta e che avrebbe chiesto spiegazioni in merito.

    “La Farnesina conferma di non essere mai stata messa al corrente delle intenzioni del Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, prima delle sue dichiarazioni alla stampa relative alla decisione di ritirare il contingente militare italiano dall’Afghanistan”, si legge nella nota rilasciata dal Ministero degli Affari Esteri il 29 gennaio.

    Il ritiro delle truppe italiane dal territorio afghano è stata accolta positivamente dal Movimento 5 Stelle e principalmente da Alessandro Di Battista, che ha elogiato su Facebook la decisione della ministra Trenta.

    La Lega però si è dimostrata meno entusiasta e in molti hanno chiesto alla ministra Trenta di recarsi in Parlamento per spiegare nel merito la decisione di ritirare le truppe italiane.

    La decisione della ministra era stata comunicata tramite una nota diffusa dal ministero in cui si leggeva che la Trenta “ha dato disposizioni di valutare l’avvio di una pianificazione per il ritiro del contingente italiano in Afghanistan in un orizzonte temporale che potrebbe essere quello di 12 mesi”.

    Lo stesso giorno l’inviato speciale americano per la pace in Afghanistan Khalilzad aveva annunciato in  un’intervista che gli Usa e i talebani avevano raggiunto un’intesa preliminare per un nuovo accordo di pace nel paese asiatico.

    I talebani e i rappresentati degli Usa si sono incontrati per sei giorni in Qatar, ma i miliziani continuano a rifiutarsi di sedersi allo stesso tavolo con il governo di Ghani, definito un “burattino degli Stati Uniti”.

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