Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
Home » Migranti

Pene più alte per gli scafisti: cosa c’è nel decreto immigrazione varato dal governo a Cutro

Di Giovanni Macchi
Pubblicato il 9 Mar. 2023 alle 18:47 Aggiornato il 9 Mar. 2023 alle 18:48

Pene aumentate per gli scafisti, potenziamento dei centri dei rimpatri, commissari ad hoc per i centri con strutture fatiscenti: il governo vara un decreto sui flussi e l’immigrazione irregolare, del quale si è discusso oggi durante il Consiglio dei ministri straordinario convocato a Cutro.

Fino a 30 anni di carcere per “chiunque, in violazione delle disposizioni del presente testo unico, promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato”. Il provvedimento allarga la pena a chi “compie altri atti diretti a procurarne illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato, quando il trasporto o l’ingresso sono attuati con modalità tali da esporre le persone a pericolo per la loro vita o per la loro incolumità o sottoponendole a trattamento inumano o degradante”.

La reclusione va da venti a trenta anni “se dal fatto deriva, quale conseguenza non voluta, la morte di più persone”, come nel caso del naufragio dello scorso 26 febbraio. “Se dal fatto deriva la morte di una sola persona – si legge – si applica la pena della reclusione da quindici a ventiquattro anni. Se derivano lesioni gravi o gravissime a una o più persone, si applica la pena della reclusione da dieci a venti anni”. Più in generale, per chi organizza il traffico di migranti sui nostri mari le pene passano dagli attuali “da uno a cinque anni” ai “da due a sei anni”.

Oltre al carcere sono previste anche multe, 15mila euro per ogni migrante fatto salire illegalmente a bordo. Vengono potenziati i centri rimpatri, ed è prevista una stretta per quei centri dove i migranti arrivano e trovano condizioni fatiscenti, con tanto di nomine di commissari ad hoc. All’articolo 9 è previsto il potenziamento dei centri di permanenza per i rimpatri “in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia”.

Per il triennio 2023-2025 vengono fissate le quote massime di stranieri da ammettere in Italia per lavoro subordinato: una corsia “preferenziale” verrà assegnata ai lavoratori di Paesi che, “anche in collaborazione con lo Stato italiano, promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche aventi ad oggetto i rischi per l’incolumità personale derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari”.

Leggi l'articolo originale su TPI.it
Mostra tutto
Exit mobile version