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Vittorio Sgarbi: “In collegio dai salesiani ci si masturbava l’un l’altro nei bagni”

Vittorio Sgarbi

Il critico d'arte in una lunga intervista al Corriere della Sera parla della sua infanzia e dei primi amori, passando per le sue grandi passioni: oltre alle donne, la politica e la bellezza dell'arte

Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 16 Feb. 2019 alle 13:31 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 08:06

Vittorio Sgarbi torna a raccontarsi e stavolta lo fa sulle pagine del Corriere della Sera. Il critico dell’arte più famoso d’Italia parla della sua giovinezza, degli amori e delle donne, della politica e della società. In un flusso di coscienza incontenibile, Vittorio Sgarbi si lascia andare anche a commenti spinti sulla sua adolescenza.

“Al liceo mi mandarono in collegio dai salesiani a Este. Clima oppressivo e neanche una ragazza”, spiega il critico d’arte ad Aldo Cazzullo che lo ascolta. “Ci si masturbava l’un l’altro nei bagni”, rivela Sgarbi franco e senza freni, come sempre.

A proposito del primo amore, il critico e politico rivela che arrivò attorno ai 17 anni, “con Emanuela, la figlia del deputato comunista di Ferrara, onorevole Loperfido”.

Le donne da quel momento hanno giocato un ruolo importante nella sua vita: “La scoperta delle donne fu meravigliosa”. Tanto meravigliosa da far sì che nei suoi 66 anni di vita di donne nel suo letto ne sono passate tante, tantissime. Da perdere il conto.

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“La contabilità ti vede sempre perdente”, si legge sulle pagine del Corriere. “Le duemila di Mitterrand, le ottomila di Julio Iglesias, le diecimila di Simeno. Dicono che il record sia di Fidel Castro: al ritmo di una al mattino e una la sera, arrivò a 35 mila”. Ma, precisa ancora Sgarbi, “non è importante il numero. La seduzione è nella testa. È una riprova continua”.

Di episodi particolari con le donne ne ha tanti da raccontare, lui. Non sono mancati momenti in cui Sgarbi aveva più ragazze contemporaneamente: “A Venezia stavo con un’aristocratica, Maria Teresa, a Milano con Anna, la nipote di Visconti. Avevo una mostra su Palladio a Vicenza, a metà strada. Pensai: faccio venire Anna il mattino e Maria Teresa la sera. Ma Anna non trovò posto in treno e tornò indietro. Alla vista della rivale, diede mano alle forbici e le tagliò la treccia”.

Aldo Cazzullo scava nella vita privata di Sgarbi senza pietà e chiede al critico d’arte perché non abbia mai fatto il grande passo, sposandosi: “Sono stato fedele per 700 terribili giorni a una donna che mi marcava stretto come un terzino”, spiega lui. “Si addormentava dopo di me e si svegliava prima. Vede queste cicatrici, qui, sulla mano sinistra? Sono le sue unghie. Presi un raffreddore che non passava mai. Ancora oggi ogni mattina mi sveglio con uno starnuto: un memento che mi ricorda di non sposarmi”, aggiunge ironico.

Nella vita del critico più chiacchierato del paese da qualche anno, però, c’è una donna: Sabrina Colle. “Non facciamo l’amore dal 1999. Lei non ne sente l’esigenza, con mio grande sollievo. Nella mia apparente incontrollabilità, Sabrina detiene il controllo assoluto. Il potere sulle anime. Non ha quella volgarità che a me piace”.

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In un’intervista a 360 gradi non poteva mancare una parentesi sulla vita politica di Vittorio Sgarbi. Si definisce “anarchico insurrezionalista. Contestavamo il Pci da sinistra. Mi colpì il suicidio di Jan Palach, nel suo nome arringai una folla di 800 studenti. A Jan Palach ho intitolato una via a Sutri, dove sono sindaco”.

Eletto sindaco prima a San Severino Marche, poi a Salemi, ora a Sutri, il critico spiega: “Tutti paesi con la S. Ora sto pensando a Sirmione. Fa parte della mia visione umanistica: proteggere non solo le opere, ma le città. Roma travolgerebbe anche me. Preferisco luoghi piccoli, da far conoscere. San Severino oggi vive di arte”, racconta.

Il comune di Salemi nel 2012 fu sciolto per mafia: “Un abbaglio”, risponde fermo il critico. “La mafia si reggeva sull’omertà; da Buscetta in poi, in Sicilia è archeologia: non a caso ho aperto il museo della mafia. Secondo lei la mafia cosa ci sta a fare a Salemi? La mafia va dove ci sono i soldi. A Milano. A Mosca”.

A proposito della fede, il critico d’arte è

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