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Virginia Saba al fidanzato Luigi Di Maio: “Tu come Aristide, sconfiggerai i persiani”

Virginia Saba e Luigi Di Maio. Credit: Instagram/Luigi Di Maio
Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 29 Mag. 2019 alle 07:36 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:41

Virginia Saba Luigi Di Maio

L’amore ai tempi dei social. Anche in politica. A una manciata di ore dai risultati del voto del 26 maggio scorso per il rinnovo del Parlamento europeo, Luigi Di Maio fa un mea culpa e ammette la sconfitta. Il suo Movimento 5 Stelle crolla e incassa appena il 17 per cento. Un numero che permette al suo alleato-avversario Matteo Salvini – che invece fa il botto e sfonda il 34 per cento – di prendere in mano le redini della situazione, o quasi.

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A prendere le difese del Di Maio affranto è la fidanzata Virginia Saba. Accanto a lui per tutta la campagna elettorale, la giornalista sarda c’è anche nel momento più buio dell’esperienza politica del suo compagno.

Nessuna dichiarazione ai giornali. Virginia Saba sceglie i social per difendere il suo Luigi. Su Instagram il 28 maggio è comparso un lungo post in cui Saba si lancia in una metafora per schierarsi dalla parte di Di Maio e per motivarlo in questo momento di difficoltà.

Virginia Saba Luigi Di Maio | La metafora

“Aristide il Giusto era un politico ateniese così virtuoso che l’avversario Temistocle, noto per l’eloquenza, trovò con lui un’alleanza. Una volta Aristide ebbe il compito di raccogliere gli ostrakon, tavolette di ceramica sulle quali gli ateniesi scrivevano il ‘no like’ per giudicare democraticamente i politici. Gli si presentò un cittadino il quale consegnò il suo ostrakon per ‘quell’Aristide’, non sapendo di essere davanti a lui. Aristide gli chiese quale fosse il motivo, senza rivelargli la sua identità. Quello rispose che era ‘stanco di sentir nominare Aristide il Giusto'”.

E continua ancora il post di Virginia Saba: “Aristide da virtuoso prese il suo ostrakon senza dir nulla. Un po’ di tempo dopo il Giusto fu ostracizzato. Spesso capita che la democrazia sia quella serie di sincopate preposizioni, vaghe e generiche, che decidono cosa sia giusto o sbagliato. E spesso la virtù sta nell’unico escluso. Fu poi la necessità a far sì che Aristide tornasse per sconfiggere i persiani. Del resto è quando siamo davanti al pericolo che tutto cambia…”.

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