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Il velo islamico firmato Nike sbarca a Milano: scoppia la polemica

Il velo allacciato sotto la gola utilizzato dalle donne musulmane per coprire il capo e la spalle arriva così anche nei negozi sportivi italiani

Di Veronica Di Benedetto Montaccini
Pubblicato il 7 Gen. 2019 alle 12:19 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 09:03

Il velo islamico sportivo firmato Nike viene venduto nei negozi di Milano e il dibattito si fa subito aspro.

L’hijab, velo usato dalle donne musulmane per coprire capo, spalle e gola sbarca nella sua versione sportiva nel negozio Nike di Milano in corso Vittorio Emanuele.

Più volte oggetto di attacchi, critiche, difese. Simbolo della cultura islamica, per alcuni elemento di oppressione, per altri segno di identità. Ora metafora di inclusione, tra scarpe da tennis e costumi olimpionici.

“Nike Hijab Pro”, così la multinazionale aveva presentato il modello nel marzo 2018. Dal primo dicembre è stato reso disponibile a livello globale al prezzo di 30 euro. Nike è il primo grande marchio a produrre un velo islamico sportivo – finora solo piccole aziende lo avevano confezionato in serie – confermando da un lato il crescente interessamento per i mercati emergenti islamici, e dall’altro il suo posizionamento politico.

Il lancio di questo accessorio, che ha attirato applausi e critiche da tutto il mondo, va visto anche come una “dichiarazione culturale” del marchio americano che da qualche anno, cavalcando l’onda del politically correct che ha generato una fetta enorme di mercato, si sta schierando con sempre maggior insistenza a favore di una maggiore inclusività negli sport.

La novità è notata da Silvia Sardone, consigliere comunale e regionale del Gruppo Misto milanese, che non sembra reagire con approvazione all’introduzione del curioso e, forse per qualcuno, irritante capo.

Già nel 2015 la Nike aveva dato prove del suo interesse per il mondo islamico. Prima con l’app, tradotta anche in arabo, “Nike Training Club”, poi con uno spot sulle atlete islamiche postato sul profilo twitter Nike Medio Oriente. Così, nel 2017 il terreno è già spianato per mostrare la pattinatrice Zahra Lari fotografata durante una sua performance con in testa un velo nero con il famoso baffo bianco.

Globalizzazione, inclusione o puro business?

 

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