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I selfie di fronte al ponte Morandi di Genova: la nuova meta del “turismo dell’orrore”

Dalla Costa Concordia all'isola del Giglio all'hotel di Rigopiano, da Auschwitz a Chernobyl, i luoghi delle tragedie diventano scenari per scattarsi il selfie perfetto che dica "Io c'ero", in un'immensa spettacolarizzazione del dolore

Di Laura Melissari
Pubblicato il 22 Ago. 2018 alle 08:30 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 14:48

Selfie e crollo del ponte di Genova. Il giorno dei funerali aveva creato enorme scalpore il selfie di una ragazza insieme a Matteo Salvini, o quelli con Luigi Di Maio. Ma quelli che stanno facendo discutere in queste ore sono quelli scattati davanti al ponte distrutto.


“Turisti dell’orrore” vengono chiamati. Arrivano sul luogo della tragedia per scattarsi un selfie che testimonia il loro passaggio. In questo caso da Genova, e nel momento di massimo dolore. A dare la notizia è GenovaQuotidiana.

“C’è chi giunge da città lontane decine e decine di chilometri, chi per giustificarsi dice di aver promesso al bambino la gita sul luogo del disastro, chi fa finta di passare di lì per caso e di scattare col telefonino solo perché, già che è lì… Poi ci sono quelli che arrivano con reflex e cavalletto “tirandosela” da professionisti per poi postare le immagini su questo o quel gruppo di fotografia online”, scrive il quotidiano.

Il turismo dell’orrore

Il ponte Morandi di Genova non è né l’unico né l’ultimo scenario di tragedie preso d’assalto dal cosiddetto “esercito del selfie”. Dalla nave da crociera arenata all’isola del Giglio, la Costa Concordia, ai ai luoghi di tragedie epocali come Chernobyl o i campi di concentramento, la spettacolarizzazione della tragedia è ormai un fenomeno diffusissimo.

Isola del Giglio, selfie con la Costa Concordia. Credit: Massimo Sestini
Un turista fotografa il contatore Geiger per le radiazioni di fronte alla Foresta Rossa. Credit: Franco Zambon
Visitatori del campo di concentramento di Auschwitz

Anche Rigopiano, dove una valanga sommerse l’hotel Rigopiano-Gran Sasso Resort nel 2017, fu meta di “gite delle domenica”, da parte di curiosi accorsi per vedere ciò che rimaneva del tragico evento.

Stessa cosa ad Amatrice e gli altri luoghi del terremoto, dove, ben lontani dalla zona rossa vietata al pubblico, molti hanno scattato selfie e foto ricordo del terremoto che provocò centinaia di vittime nel 2016.

L’artista che crea macabri fotomontaggi con i selfie scattati sul memoriale dell’Olocausto

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