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Perché leggiamo i messaggi e non rispondiamo

Messaggi e mail ormai permettono una comunicazione indiretta sempre più veloce. Ma il paradosso è che più diventano istantanei, più ci inducono a non rispondere

Di Camilla Palladino
Pubblicato il 12 Gen. 2018 alle 15:50 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 19:24

Il fatto che ormai la messaggeria istantanea dei social network e le conversazioni di persona siano considerate quasi sullo stesso piano, è abbastanza palese: entrambi offrono la possibilità di comunicare rapidamente, ma entrambi esigono almeno due persone.

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A domanda deve corrispondere risposta, altrimenti “sarebbe solo un monologo”, come scrive The Atlantic.

Indubbiamente la velocità delle tecnologie che ormai utilizziamo quotidianamente per comunicare è un fattore fondamentale, ma negli ultimi anni siamo passati dalla consapevolezza che potremmo rispondere immediatamente, a quella che non siamo obbligati a farlo.

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Abbiamo cominciato a ignorare i messaggi, a lasciare le mail non lette, a non rispondere se non dopo ore o addirittura giorni.

E nonostante “abbiamo già respinto le persone in molti altri modi prima”, afferma Naomi Baron, linguista presso l’American University, la sensazione che chiunque potrebbe risponderci subito provoca in noi ansia e angoscia, specie quando la risposta non arriva.

E il motivo della mancata risposta è che la gente comincia a sentirsi più felice una volta acquisita la capacità e la consapevolezza di poter rispondere quando vuole.

A incrementare l’ansia è il fatto noto che ormai le persone passano moltissimo tempo al telefono: da un sondaggio Pew emerge che il 76 per cento delle persone spegne il suo telefono “raramente” o “mai”.

In più, è ormai socialmente accettato utilizzare il cellulare mentre siamo in compagnia di altre persone, come spiega uno studio di The Atlantic.

E un altro studio di Plos risalente al 2015 afferma che i giovani adulti controllano il loro smartphone una media di 85 volte al giorno.

Questi studi non fanno altro che confermare l’idea che siamo sempre disponibili a rispondere o semplicemente controllare i messaggi, facendoci dimenticare che ci sono moltissimi motivi per cui una persona può non rispondere: impegni, non aver ancora letto il messaggio, non sapere cosa rispondere, e altro ancora.

A volte le persone non rispondono per segnalare deliberatamente che sono infastidite o che non vogliono continuare una relazione.

Altre volte impiegare molto tempo per rispondere è un modo per stabilire una posizione dominante all’interno di una relazione, presentandosi semplicemente troppo occupato e importante per dare un feedback.

Ma più spesso le persone cercano di ignorare il proprio cellulare a causa di un eccesso di mail che non gli permette di lavorare: una ricerca di Radicati mostra che nel 2015 la media americana era di ricevere 88 mail al giorno, e di rispondere a solo 34 di esse.

“Si è creato per le persone un ambiente in cui si avverte che si può rispondere istantaneamente, ma le persone non lo fanno. E questo crea solo ansia”, spiega Sherry Turkle, direttore di Initiative on Technology and Self al Massachusetts Institute of Technology.
Ansia che deriva dalla mancanza di dettagli come le espressioni del viso, l’intonazione e il linguaggio del corpo, fondamentali nelle conversazioni.
Infatti, come scrive Deborah Tannen, linguista all’università di Georgetown, “gli esseri umani cercano sempre di dare e interpretare il significato delle cose. Perché ci sono opzioni tra cui scegliere quando si invia un messaggio, come quale piattaforma usare e come usarla”.
“Ma visto che le tecnologie e le convenzioni per utilizzarle sono così nuove e cambiano così velocemente, anche gli amici intimi e i parenti hanno idee diverse su come dovrebbero essere usate. E poiché i metamessaggi sono impliciti piuttosto che dichiarati, possono essere interpretati in modo parzialmente, o totalmente, erronea”.
Mentre Turkle sottolinea: “Molto spesso ciò che accade è che le persone hanno cinque conversazioni in corso e non possono davvero essere intime e presenti con cinque persone diverse”.
“Il tuo cervello non è uno strumento perfetto per l’elaborazione dei testi. Ma verrà comunque interpretata come se fosse una vera conversazione, e quindi puoi ferire le persone”.

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