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Fabrizio Corona lancia il suo movimento politico e attacca Salvini: “Da mandare in galera”

Fabrizio Corona. credit: Instagram/Fabrizio Corona

L'ex re dei paparazzi presenta a Milano la sua autobiografia

Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 24 Gen. 2019 alle 12:42 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 08:35

In pieno stile Corona, la presentazione dell’autobiografia dell’ex re dei paparazzi assomiglia più a un evento mondano che a uno puramente culturale. Fabrizio Corona è arrivato al locale di Milano in cui si presentava il suo libro con una bottiglia di gin in mano, la sigaretta a mezza bocca e gli occhiali da sole (anche se era sera).

Il fotografo dei vip è stato accolto da un manipolo di ragazzi con felpa rossa con su stampato la scritta Non mi avete fatto niente. Questo è il titolo del libro redatto dal fotografo dei vip e uscito nelle librerie il 22 gennaio.

Corona è salito sul palco, ha salutato le centinaia di fan accorsi ad adorarlo e si è seduto, pronto per rispondere alle domande del suo intervistatore: Massimo Giletti. È così che il fotografo dei vip ha annunciato qualcosa che nessuno si aspettava: “È già l’inizio di un movimento politico”, ha detto a Giletti che lo ascoltava incuriosito.

E sempre di politica parla quando commenta l’operato del vicepremier leghista e ministro dell’Interno: “Se fossi incensurato prenderei cento volte i voti di Matteo Salvini“. Poi Corona si è dilungato sull’argomento spiegando che il modo di fare politica sui social non lo convince: è qualcosa che non ha valore.

“È facile per Salvini: guardate i suoi social: 12 post al giorno, 50 stories, ci scrive una frase poi il contenuto non c’è. È soltanto una roba per fare notizia”, ha continuato l’ex re dei paparazzi. “I miei psichiatri dicono una cosa: che quando per due giorni non si parla di me, io faccio qualcosa per uscire sui giornali; è un’ossessione e poi faccio danni. Anche per loro e’ cosi’, ma loro sono politici, non si possono paragonare a me”, ha spiegato ancora.

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Ma le critiche al vicepremier continuano: “Le ultime cose che ha detto sulla polizia, cioè ‘ha fatto bene a sparare al posto di blocco’ sono una roba da prenderlo e mandarlo un galera“, ha detto convinto. Corona non risparmia nemmeno altri esponenti dell’esecutivo e prende di mira anche il guardasigilli Alfonso Bonafede: “Il ministro Bonafede è una persona laureata in legge, però non basta per diventare ministro della Giustizia. Quando penso ad un ministro lo immagino di 60 anni, uno che conosce le carceri, i tribunali e i diritti, perché la giustizia in Italia è una cosa seria”.

E ha continuato dando la sua visione della politica: “La vera politica non è cercare i like e i followers, è farla come faceva Bersani, per il popolo”.

Lasciata da parte la politica, Corona legge il passo finale della sua autobiografia: “Ammettiamolo, non so perché sono ancora vivo, ma se dovessi morire lo farei da re”. È tornato a parlare di carcere, sottolineando, come aveva già fatto in passato, come sia cambiato dopo il tempo trascorso in cella.

Il carcere è stato una grandissima sofferenza: sono stato arrestato per cose non gravissime e non mi meritavo tutti questi arresti”. E ancora: “Non sarò mai più quello dei prima: ho perso la mia innocenza e non dormo mai sereno”. Nelle sue parole si legge però la sicurezza di crederci sempre, nonostante la giustizia lo abbia posto spesso di fronte a stop anche lunghi: “Sono immortale: è la quinta volta che mi arrestano, ma io continuo ad aprire uffici, a fare marketing, ad aprire brand: pensano di fermarmi ma in realtà mi fanno una grandissima pubblicità”.

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