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Perché è considerato ancora pericoloso per le donne viaggiare da sole?

Esiste ancora una tendenza sessista a biasimare le viaggiatrici che amano girare il mondo in solitudine

Di Francesca Loffari
Pubblicato il 18 Ott. 2017 alle 15:22 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 19:40

Viaggiare da soli: un’attività considerata normale per gli uomini, ma che si presta ancora a pregiudizi di natura sessista per le donne.

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La figura della viaggiatrice viene spesso ricondotta a stereotipi di genere, come quello della “femmina affascinante e avventurosa”.

Nell’agosto del 2016, due ragazze argentine di 21 e 22 anni, María José Coni e Marina Menegazzo, erano in viaggio in Ecuador e sono state uccise da due ragazzi del posto che si erano offerti di ospitarle per la notte.

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Immediatamente dopo la notizia della loro morte si è sollevata un’ondata di commenti: la maggior parte non riguardava la brutalità con la quale le ragazze erano state uccise, quanto il fatto che “viaggiassero da sole”.

La studentessa paraguaiana Guadalupe Acosta ha allora pubblicato un post su Facebook, che è stato condiviso più di 730 mila volte,  dove evidenziava l’assurda legittimazione, in quei commenti, di domande sulle ragazze argentine come: “Quali vestiti indossavano?” oppure “Dove si trovavano?”.

Un’altra conseguenza del clamore mediatico suscitato dall’omicidio delle due ragazze argentine è stato l’hashtag #viajosola, viaggio sola, che ha spopolato su Twitter, dove sono state pubblicate frasi come questa: “Viaggiare è libertà. La libertà non ha genere”.

Negli ultimi anni sono nate diverse app che forniscono alle donne che amano viaggiare da sole informazioni attendibili e itinerari dettagliati. È il caso, ad esempio, di Pink Pangea. Nata nel 2009, oggi è una community che raccoglie dettagli e storie di viaggio di donne da tutto il mondo.

Tutti i viaggiatori devono prendere delle precauzioni, a prescindere da età e sesso. Qualunque tentativo di circoscrivere la libertà di movimento delle donne sulla base di un principio di genere continua ad alimentare la convinzione, errata, che la violenza contro di loro sia inevitabile e scontata.

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