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Caso Raoul Bova, Francesca Barra parla di Rocío Muñoz Morales: “Sta soffrendo tantissimo”

La giornalista si schiera dalla parte dell'attrice e modella

Di Niccolò Di Francesco
Pubblicato il 28 Lug. 2025 alle 17:26

La giornalista Francesca Barra si schiera dalla parte di Rocío Muñoz Morales dopo le pubblicazioni di chat private e audio riguardanti Raoul Bova e la sua presunta amante Martina Ceretti. In una serie di stories pubblicate sul suo profilo Instagram, la giornalista ha parlato della sua amica pur senza nominarla direttamente. “Sono molto amica di una donna che in questo momento sta soffrendo tantissimo a causa di una valanga che le è caduta addosso. Resto in silenzio per rispetto della sua famiglia, delle sue bambine. Trovo che non si tratti solo di gossip o di morbosità, augurare che il karma colpisca, ipotizzare scenari, vomitare giudizi, non porterà a niente di vero. Perché nessuno, e dico nessuno, a parte i protagonisti, nel rispetto dei loro figli, può raccontare la verità. Chi si esprime criticando chi fa gossip e poi posta le loro fotografie li sta usando per aumentare i like. Non sta esprimendo giudizi imparziali. Anzi” scrive la giornalista.

Francesca Barra aggiunge: “E dirò di più a chi invoca la privacy. Vale per tutti: chi ci è antipatico, chi odiamo, chi detestiamo, chi ci ‘serve’ (che brutto termine ma serve a dare il senso). Non possono circolare in chat messaggi, foto e video, prese in giro, diffamazioni, richieste di gettare fango su chi vogliamo far ‘sparire mediaticamente’ e poi invocare un buon giornalismo.  Lo dico qui e vale per tutti. Coerenza. Se vogliamo un mondo più giusto e corretto iniziamo a esserlo”. Parole che sono dirette a Fabrizio Corona e non solo. “La vita di coppia è stretta come la cruna di un ago. Troppo stretta per due, figuriamoci per farci entrare tutti. Siccome vorrei che valesse per me, con coerenza mi astengo dal commento su altri”.

Lo sfogo della giornalista continua: “Spioni. Tutti spioni. Tutti trasformati in detective improvvisati, a scrutare vite altrui dal buco della serratura digitale. A ridere per chat private che – se fossero le nostre – probabilmente ci farebbero passare per idioti tutti. Ma davvero questo è il punto? Il punto è che dietro i pettegolezzi si nasconde qualcosa di molto più grave: la possibile esistenza di un reato. E la distruzione silenziosa di più famiglie, coinvolte loro malgrado in un meccanismo perverso dove la curiosità pubblica si sostituisce al rispetto. Non è il linguaggio delle chat a doverci interrogare, ma la facilità con cui trasformiamo la vita degli altri in un reality collettivo, ignorando dolore, conseguenze e confini. Chi si diverte a giudicare oggi, domani potrebbe trovarsi dall’altra parte dello schermo. E allora – davvero – riderà ancora?”.

Poi un commento su Martina Ceretti: “Sento pronunciare con troppa facilità una frase che mi fa rabbrividire e che estendo in modo universale senza scendere nel particolare della vicenda (perché ancora è tutto da dimostrare). ‘Voleva diventare famosa‘. Ma chi pensa davvero di poter diventare noto non per un pensiero, un’azione, un talento, ma per una relazione? Abbiamo contribuito tutti a questo equivoco, perché diamo visibilità al nulla. Che generazioni cresceremo?”.

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