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    La polizia uccide un afroamericano: scoppia la protesta a Los Angeles

    Credit: ansa foto
    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 1 Set. 2020 alle 17:44

    Un afroamericano è stato ucciso da alcuni agenti nel quartiere di Westmont, a sud di Los Angeles, ieri lunedì 30 settembre. Secondo la polizia, la sparatoria è avvenuta alla fine di un inseguimento e dopo che la vittima avrebbe colpito uno degli agenti. Alcune ore dopo la sparatoria, una folla si è radunata inneggiando gli slogan ormai divenuti tipici delle proteste contro l’ingiustizia razziale: ‘No justice, no peace’, ‘Black Lives Matter. Dopo la mezzanotte, un centinaio di manifestanti si sono radunati dinanzi la stazione dello sceriffo della contea di Los Angeles, sulla Imperial Highway, dove è proseguita la manifestazione.

    L’uomo “sulla trentina” stava andando in bicicletta lunedì pomeriggio quando la polizia ha cercato di fermarlo per una violazione del codice stradale, ha spiegato nel corso di una conferenza stampa il tenente Brandon Dean, dell’ufficio dello sceriffo della contea di Los Angeles. Secondo le autorità, l’uomo “è scappato” lasciandosi dietro la bicicletta e, quando la polizia è riuscita a riacciuffarlo, ha colpito uno degli agenti in faccia. Nel frattempo, ha lasciato cadere diversi indumenti che stava trasportando; a quel punto “gli ufficiali hanno notato che, all’interno della pila di abiti, c’era una pistola semiautomatica nera”.

    In quel momento gli agenti hanno sparato. L’uomo, colpito da diversi proiettili, è morto sul posto. Il tenente non ha chiarito se l’uomo stesse cercando la sua arma quando è stato colpito; ma è stata aperta un’indagine. Questa sparatoria arriva due mesi dopo la controversa morte del diciottenne Andres Guardado a Gardena, che ha causato settimane di manifestazioni. Guardado, salvadoregno americano di 18 anni, è morto colpito alla schiena il 18 giugno scorso. La dinamica è stata simile a quella che il vice sceriffo Brandon Dean ha descritto oggi e che riporta il Los Angeles Times.

    Da mesi, gli Stati Uniti sono teatro di un’ondata di proteste antirazziste, innescate dalla morte a maggio di George Floyd, un uomo di colore soffocato da un poliziotto bianco a Minneapolis. Le proteste hanno ripreso vigore la scorsa settimana quando un agente di polizia ha sparato sette volte contro un uomo nero a bruciapelo a Kenosha, nel Wisconsin. Nonostante le perplessità delle autorità locali (il governatore e il sindaco), che lo hanno sconsigliato di recarsi a Kenosha nel timore che la sua presenza possa rinfocolare le proteste, il presidente Donald Trump, oggi visiterà la piccola città del Wisconsin ma non ha in programma di incontrare la famiglia di Jacob Blake (che -ha spiegato Trump – avrebbe voluto la presenza dei legali all’incontro), ma vedrà la polizia. Intanto oggi il padre dell’uomo colpito, rimasto paralizzato dalla cintola in giù, ha detto, in un’intervista alla Cnn, di non voler “fare politica” con la vita di suo figlio.

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