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    Gli Usa avrebbero potuto salvare 36mila vite umane se il lockdown fosse iniziato una settimana prima

    Il presidente Donald Trump durante la sua visita all'impianto Ford nel Michigan il 21 maggio 2020. Credit: © Daniel Mears/TNS via ZUMA Wire

    Una settimana che avrebbe fatto la differenza. Se gli Usa avessero giocato d'anticipo nella lotta al Coronavirus si sarebbero potute salvare fino a 36mila persone

    Di Clarissa Valia
    Pubblicato il 22 Mag. 2020 alle 09:11 Aggiornato il 22 Mag. 2020 alle 10:15

    Se gli Usa avessero imposto il lockdown una settimana prima ci sarebbero stati 36mila morti in meno

    Un nuovo studio della Columbia University ha dimostrato che se le misure di distanziamento sociale negli Stati Uniti fossero state introdotte solo una settimana prima della loro effettiva entrata in vigore avrebbero potuto salvare fino a 36mila vite, più di un terzo dell’attuale bilancio delle vittime di Covid-19.

    Solo nelle ultime 24 ore negli Usa sono morte altre 1.255 persone per il Coronavirus. In base all’ultima rilevazione di Johns Hopkins University, il totale dei decessi è salito a 94.661 mentre i contagi nel Paese più colpito dalla pandemia in termini di numero di vittime sono arrivati a 1,57 milioni.

    Sottolineando l’importanza di rispondere in modo aggressivo e tempestivo al Coronavirus, lo studio della Columbia University dimostra che gli Stati Uniti avrebbero potuto contare almeno 700mila contagi in meno se le misure fossero state introdotte l’8 marzo anziché il 15. Solo una settimana.

    Esagerando, se le restrizioni fossero entrate in vigore due settimane prima anziché una, i ricercatori hanno scoperto che quasi 54mila persone sarebbero ancora vive e quasi un milione di casi Covid-19 sarebbero stati evitati.

    L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato il nuovo Coronavirus una pandemia l’11 marzo – un atto che era stato ampiamente anticipato. Due giorni dopo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump dichiarò l’emergenza nazionale, ma ci vollero altri giorni prima che dozzine di stati ordinassero il distanziamento sociale e chiudessero le attività.

    Il 15 marzo è il giorno in cui i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) hanno sconsigliato le gli assembramenti di 50 o più persone. Ma l’agenzia federale affermò anche che l’indicazione non si applicava alle scuole o alle imprese. Lo stesso giorno, i governatori dello stato di Washington e dell’Illinois ordinarono la chiusura di tutti i bar e ristoranti. Soltanto lunedì 16 marzo diverse scuole del Paese hanno iniziato a chiudere.

    Se tutti gli Stati Uniti avessero applicato le restrizioni del distanziamento sociale l’8 marzo, lo studio ci dice, avrebbe ridotto drasticamente l’impatto dell’epidemia di Coronavirus – e le misure preventive  avrebbe fatto una grande differenza in aree densamente popolate e duramente colpite come quella di New York. La ricerca afferma che se le restrizioni fossero entrate in vigore l’8 marzo, l’area metropolitana di New York avrebbe avuto almeno 209.987 casi in meno e 17.514 morti in meno.

    E invece, ancora il 9 marzo, Trump twittava: “Non chiudiamo niente, la vita economica va avanti. Al momento abbiamo solo 22 morti, non serve chiudere”.

    Lo studio è stato finanziato in parte dal National Institutes of Health, dalla National Science Foundation e dalla Morris-Singer Foundation. Il calcolo realizzato da ricercatori della Columbia University è stato ottenuto incrociando dati epidemiologici e modelli statistici.

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