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    Usa, Camera vota per rimuovere le statue di Confederati e personaggi razzisti dal Campidoglio

    L’immagine di George Floyd e la sigla di Black Lives Matter proiettate sulla statua del generale confederato Robert E. Lee a Richmond, Virginia. Credit: EPA/JIM LO SCALZO/ANSA
    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 30 Giu. 2021 alle 12:54

    La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha votato ieri una proposta di legge per rimuovere dal Campidoglio tutte le statue raffiguranti personaggi che abbiano servito volontariamente la Confederazione o famosi per provvedimenti razzisti, tra cui il busto del Giudice capo della Corte Suprema, Roger Brooke Taney, che a metà Ottocento negò che i neri fossero cittadini statunitensi.

    Approvato con una maggioranza di 285 a 120, compresi 67 repubblicani che hanno votato a favore insieme ai colleghi democratici, il disegno di legge HR 3005/2021 passerà ora al vaglio del Senato. La proposta prevede la rimozione entro 45 giorni dalla sua promulgazione di tutte le sculture e i busti di militari e funzionari confederati donate al Campidoglio dai singoli Stati.

    Le opere, si legge nel disegno di legge, “saranno restituite e potranno essere sostituite nella Statuary Hall con altre scelta dello Stato”. Il progetto prevede inoltre esplicitamente la sostituzione del busto di Roger Brooke Taney dalla Old Supreme Court Chamber del Campidoglio con un altro raffigurante Thurgood Marshall, il primo giudice nero della Corte Suprema federale degli Stati Uniti d’America.

    La misura si inserisce nel quadro del risveglio anti-razzista che negli ultimi anni attraversa i vertici delle istituzioni americane, contestato in diversi ambienti. Taney è ricordato infatti soprattutto per la famigerata sentenza Dred Scott v. Sandford del 1857, in cui dichiarò che i neri non erano cittadini statunitensi e che il Congresso non aveva l’autorità per proibire la schiavitù nei territori dei vari Stati federati.

    I primi appelli a rimuovere le statue dei confederati esposte in Campidoglio risalgono a diversi anni fa, ma la questione è diventata sempre più dibattuta nel maggio dello scorso anno a seguito dell’omicidio di George Floyd da parte di alcuni agenti di polizia a Minneapolis, un caso che ha acceso le proteste a livello nazionale e internazionale contro la disuguaglianza razziale e la brutalità delle forze dell’ordine e rilanciato il movimento Black Lives Matter (BLM, letteralmente “Le Vite Nere Contano”).

    “I miei antenati hanno costruito questo edificio”, ha commentato a margine della seduta la deputata Karen Bass, rappresentante democratica per la California, che ha votato a favore del provvedimento. “Immagina come si sentirebbero sapendo che più di cento anni dopo l’abolizione della schiavitù in questo Paese, abbiamo reso di nuovo omaggio alle stesse persone che hanno tradito questo Paese per tenere schiavi i miei antenati”. Secondo Bass, il Campidoglio non potrà mai essere “la casa del popolo” se onora coloro che hanno combattuto per mantenere in schiavitù i neri.

    Anche alcuni repubblicani, come il deputato Barry Loudermilk, rappresentante della Georgia, e Virginia Foxx, eletta in Carolina del Nord, hanno votato a favore della proposta, pur dicendosi in disaccordo con il “processo alla storia” promosso in certi ambienti dei Democratici. Altri invece, come il deputato Mo Brooks, rappresentante repubblicano dell’Alabama, hanno accusato i dem di intolleranza e di promuovere la cosiddetta “cancel culture“.

    “La cancel culture e il revisionismo storico sono precursori del governo dittatoriale e della distruzione della libertà individuale da parte di personaggi elitari che affermano di saperne di più dei normali cittadini e, quindi, dovrebbero avere il potere di dettare loro ciò che possono o non possono pensare o fare”, ha affermato Brooks prima del voto. “In definitiva, si tratta di concentrare il potere politico nelle mani di pochi individui con tendenze dittatoriali, coniugato alla perdita della libertà individuale e di massa”.

    La proposta approvata ieri segue un altro disegno di legge simile passato lo scorso luglio alla Camera e che era stato però respinto dal Senato, allora controllato da una maggioranza repubblicana. Lo scorso giugno, la presidente della Camera, Nancy Pelosi aveva reiterato la propria richiesta di rimuovere dalla Biblioteca del Congresso undici statue di personaggi confederati scelti dagli Stati.

    Da allora, la Virginia ha disposto la rimozione della statua del generale confederato Robert E. Lee dalla National Statuary Hall Collection, mentre la Carolina del Nord ha deciso di sostituire la statua di Charles Brantley Aycock con quella del reverendo Billy Graham.

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