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    L’Unione Africana sospende il Sudan per l’escalation di violenze

    Credit: ASHRAF SHAZLY / AFP
    Di Donato De Sena
    Pubblicato il 6 Giu. 2019 alle 14:16 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 11:06

    Sudan | Unione Africana | Violenze a Khartoum | Oltre 100 morti

    Unione Africana Sudan violenze – Il Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione africana (l’Unione Africana) ha sospeso la partecipazione del Sudan alle attività in merito all’escalation di violenza nel paese. Ad oggi si stima che oltre cento persone siano morte nella violenta repressione delle proteste a favore della democrazia nel Paese africano, attualmente governato da un Consiglio militare di transizione.

    Sudan sospeso | Ua

    L’Unione Africana è un’organizzazione internazionale che comprende tutti gli Stati africani, relativamente giovane. Fondata nel 2002, ha sede ad Addis Abeba, in Etiopia. Tra i suoi obiettivi c’è quello di intervenire in conflitti interni agli stati in situazioni come genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

    Negli ultimi giorni le violenze in Sudan sono esplose in particolare a Khartoum, la capitale, a causa dell’intervento della Polizia durante il sit-in di protesta che è in in corso da mesi davanti al quartier generale dell’esercito. Nei giorni scorsi sono anche fallite le trattative per arrivare a un accordo su un governo condiviso tra il Consiglio militare di transizione e i gruppi di opposizione.

    Sudan | Le posizioni di Emirati Arabi, Arabia Saudita e Russia

    Oggi gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita hanno invocato una soluzione politica per la crisi. Sia Riad che Abu Dhabi hanno significativi interessi politici ed economici nel paese situato sul Mar Rosso e vicino al Corno d’Africa. Citati dai media panarabi, i ministri degli Esteri saudita e degli Emirati hanno rilasciato nelle ultime ore dichiarazioni distinte ma convergenti circa l’urgenza di trovare un compromesso tra le parti politiche sudanesi nel contesto dell’escalation di violenza nel Paese.

    La Russia invece – come riferito dal suo viceministro degli Esteri Mikhail Bogdanov e riportato da Ria Novosti – è contraria a ogni intervento straniero nella crisi, e favorevole alle elezioni e ritiene necessario mettere a freno “estremisti e provocatori”. Bogdanov non ha però specificato quali gruppi Mosca consideri “estremisti”.

    “Ho avuto modo di andare” in Sudan e di “dialogare con i capi di questo Consiglio di transizione”, ha detto Bogdanov, precisando che comunque la Russia ha “contatti anche con varie forze politiche e sociali, l’opposizione”. Il viceministro russo ha definito la situazione “molto complicata” e ha sottolineato che Mosca auspica che “tutte le questioni possano essere risolte sulla base di un dialogo a livello nazionale” e “dell’elaborazione di decisioni consensuali riguardanti il periodo di transizione che dovrebbe terminare con le elezioni”. Bogdanov ha quindi aggiunto che “per questo servono naturalmente il ripristino dell’ordine, la lotta contro gli estremisti e i provocatori che non vogliono la stabilizzazione della situazione”.

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