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    Dietro l’invasione della Siria c’è il piano di Erdogan per ricollocare un milione di profughi siriani

    Profughi siriani Credit: AFP

    Dopo aver eliminato i curdi siriani con l'imminente offensiva militare nel nord della Siria, la Turchia intende stabilirvi i rifugiati presenti sul proprio territorio

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 8 Ott. 2019 alle 16:49 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 20:16

    La Turchia invade la Siria: c’è un piano di Erdogan per ricollocare 1milione di profughi

    L’imminente offensiva militare della Turchia nel nord della Siria si basa su un duplice progetto del presidente Erdogan, che prevede in primo luogo l’eliminazione dall’area dei curdi siriani del Pyd-Ypg, poi una seconda fase attraverso cui il presidente turco Recep Tayyip Erdogan vuole riportare in Siria il più alto numero possibile di rifugiati siriani.

    La gestione dei profughi siriani

    La popolazione turca ha più volte espresso malcontento per la gestione della crisi siriana da parte del governo, tanto che vi è stata una notevole perdita di consenso per l’Akp, il partito del presidente.

    Erdogan aveva già reso noto il suo progetto, con tanto di cartelli, davanti all’Assemblea Generale Onu: trasferire circa un milione di rifugiati siriani in 140 villaggi da costruire da zero, per un costo di 26,4 miliardi di dollari.

    In occasione dell’Assemblea Erdogan aveva promesso davanti alla platea di New York il ritorno di circa 3 milioni di profughi siriani nel caso la zona da porre sotto controllo fosse stata estesa a ovest del fiume Eufrate fino a Raqqa e Deir Ezzor.

    Secondo il piano del presidente turco, un milione di siriani saranno redistribuiti in 10 distretti principali. In ogni villaggio saranno ricollocati 5 mila siriani divisi in mille condomini con abitazioni di 100 metri quadrati, punti di approvvigionamento, due scuole, due moschee, un centro ricreativo per i giovani e una palestra.

    Alle famiglie residenti verrà inoltre assegnato un pezzo di terra da coltivare, il che significa che 140 milioni di metri quadrati in tutto saranno destinati a uso agricolo, mentre 92,6 milioni di metri quadrati della ‘safe zone’ saranno destinati alla costruzione degli edifici.

    I 10 distretti “capoluogo” saranno composti da 6 mila edifici ognuno, una moschea centrale e altre 10 moschee, 8 scuole, una scuola superiore, due palestre, cinque centri per i giovani, un campo da calcio, due ospedali e un’area industriale.

    I costi del progetto, come ha ricordato lo stesso Erdogan, non possono essere affrontati dalla sola Turchia.

    La “safe zone” in Siria utile alla Turchia

    Oltre al ricollocamento dei profughi, Erdogan in Siria vuole creare una “zona cuscinetto”, al confine con la Turchia, cacciando le milizie dell’Ypg, le unità combattenti di protezione popolare curde, che considera terroristi come il Pkk, il partito dei lavoratori curdo.

    La safe zone dovrebbe estendersi inizialmente per 32 chilometri a est dell’Eufrate, le prime città interessate potrebbero essere Ras al-Ain e Tel Abyad, dove gli americani hanno fatto sapere di aver già liberato le loro postazioni.

    Nel 2016 e nel 2018, con due operazioni militari, i turchi erano già entrati a Afrin, Jarablus e Al Bab, sempre nel nord ma a ovest dell’Eufrate, e le controllano attraverso i gruppi di ribelli siriani locali alleati.

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