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    La Turchia attacca: raid in Siria, si registrano le prime vittime civili

    Carri armati turchi al confine con la Siria Credit: AFP

    Erogan invade la Siria del nord. I curdi proclamano tre giorni di mobilitazione per "resistere" all'offensiva turca. E l'Osservatorio nazionale per i diritti umani lancia l'allarme: "Iniziata la fuga dei civili"

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 9 Ott. 2019 alle 12:13 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 20:16

    La Turchia sta iniziando a bombardare la Siria

    La Turchia attacca la Siria: sono iniziati i raid aerei. “Le forze armate turche hanno lanciato l’Operazione Primavera della Pace contro le organizzazioni terroristiche PKK/YPG e Daesh nel nord della Siria”, ha annunciato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan .

    “Il nostro obiettivo è distruggere il corridoio del terrore – ha detto Erdogan – che si sta tentando di formare sul nostro confine meridionale e portare stabilità e pace nella regione”.

    Sono almeno 18 mila i combattenti di milizie locali dell’Esercito siriano libero (Esl) che prenderanno parte all’operazione militare della Turchia contro le forze curde nel nord-est della Siria. A riferirlo è Abdelrahman Ghazi Dadeh, portavoce di Anwar al-Haq, una milizia dell’Esl, precisando che 10 mila saranno impiegati a Ras al-Ayn e gli altri a Tal Abyad, le due postazioni frontaliere evacuate dai soldati Usa.
    I primi raid aerei turchi sulla Siria nord-orientale hanno provocato un numero imprecisato di vittime tra i civili. A rivelarlo è il Centro di coordinamento militare delle Forze Democratiche Siriane (Fds), secondo cui sono in corso “intensi bombardamenti da parte di jet turchi su posizioni militari e villaggi civili a Tall Abyad, Sare Kenye, Qamishlo e Ain Issa”. “Secondo i rapporti iniziali ci sono vittime tra i civili”, ha denunciato il Centro su Twitter.
    Una prima ondata di civili sfollati sta cominciando a lasciare diverse località del nord-est della Siria a seguito dell’inizio dell’offensiva turca nell’area. “I civili lungo tutto il confine tra Turchia e Siria, tra Kobane, Tall Abyad, Sare Keniye, Qamishlo, Derik e Darbasiye, hanno paura” dell’operazione militare in corso, spiegano le Fds. “È iniziata un’ondata di sfollati”. Secondo l’alleanza curdo-araba siriana, almeno 25 caccia turchi stanno sorvolando e bombardando le città al confine tra Turchia e Siria. In precedenza, le stesse Fds avevano denunciato le prime vittime civili dell’offensiva di Ankara, seguite ai raid aerei condotti dall’aviazione turca.

    La prima località colpita

    La prima località siriana nord-orientale colpita durante l’operazione militare turca, denominata “Primavera della pace”, è la città di Ras Al-Ayn, nota come Sare Kenye in curdo, una delle aree abbandonate negli scorsi giorni dai militari statunitensi. Secondo un corrispondente dell’emittente al-Jazeera, l’aviazione di Ankara ha colpito la città proprio mentre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan annunciava l’offensiva.

    “Almeno 4 esplosioni sono state avvertite a Ras Al-Ayn”, riporta la tv araba. La notizia dell’inizio delle operazioni è stata confermata dal portavoce delle Forze Democratiche Siriane (Fds), Mustafa Bali. “Gli aerei da guerra turchi hanno iniziato a condurre attacchi aerei su aree abitate da civili”, ha scritto su Twitter il capo ufficio stampa delle Fds.

    Crisi Turchia-Siria: cosa dicono i media

    Secondo i media turchi, al raid aereo di Ras Al-Ayn è seguito quello delle località di Girespi e Tall Abyad, bombardate a colpi di artiglieria. Anche queste località erano state abbandonate negli scorsi giorni dai militari statunitensi.

    Per al-Jazeera, i caccia bombardieri turchi che stanno bombardando le truppe curde della Siria nord-orientale decollano dalla base aerea di Diyarbakir, la maggiore città della Turchia a maggioranza curda.

    Poi, c’è un editoriale del capo della comunicazione della Presidenza di Ankara, Fahrettin Altun,che  sul Washington Post esprimere il punto di vista del governo di Recep Tayyip Erdogan sull’offensiva oltre confine: “I militanti (curdi) dell’Ypg hanno due opzioni: possono disertare oppure noi dovremo fermarli dall’interrompere i nostri sforzi di contrastare l’Isis”, scrive Altun. “Il mondo deve sostenere il piano della Turchia per la Siria nordorientale”, è il titolo del suo editoriale sul quotidiano americano.

    L’annuncio degli attacchi

    Nella notte con un tweet il portavoce della presidenza turca Fahrettin Altu aveva annunciato l’inizio dell’offensiva turca in Siria: “L’esercito turco, insieme all’Esercito siriano libero, a breve attraverserà il confine turco-siriano”. “I militanti delle Ypg possono ritirarsi o impediremo loro di interrompere i nostri sforzi anti-Isis”, ha aggiunto.

    La Turchia ha dichiarato di invadere la Siria dopo il ritiro delle truppe americane il 7 ottobre, proprio in quella zona dove Ankara intende lanciare un’offensiva contro le forze curde delle Unità di protezione del Popolo (Ypg) per creare una “zona sicura” in cui ospitare almeno un milione di rifugiati siriani.

    La Turchia accusa le Unità di protezione del Popolo (Ypg) e l’alleanza curdo-araba delle Forze Democratiche Siriane (Sdf) di cui fanno parte, di essere legate al Partito dei lavoratori curdi (Pkk), considerato un’organizzazione terroristica anche da Stati Uniti e Unione europea.

    Raid turchi in Siria nella notte

    I bombardamenti erano già iniziati stanotte. Una serie di raid di artiglieria sono stati compiuti dalla Turchia nella notte tra 8 e 9 ottobre contro postazioni curdo-siriane nel nord della Siria, a est e a ovest dell’Eufrate. Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria che cita fonti locali.

    L’Osservatorio precisa che i bombardamenti di artiglieria si sono verificati nella notte nella località di Ayn Issa, lungo il confine tra Turchia e Siria, e nella località di Minnagh, tra Aleppo e la frontiera turca.

    Il governo siriano risponde

    La Siria affronterà l’aggressione della Turchia “con tutti i mezzi legittimi”. Lo riporta l’agenzia ufficiale siriana SANA citando una fonte ufficiale del ministero degli Esteri di Damasco.

    Il governo siriano “è pronto ad abbracciare il suo figliol prodigo se tornerà in sé”, ha aggiunto la fonte governativa in riferimento alle autorità curde che controllano il nord-est del paese, accusandole di essere responsabili di quanto sta accadendo a causa della loro dipendenza dagli Stati Uniti.

    La Siria afferma che le dichiarazioni aggressive del regime turco e la preparazione militare al confine siriano sono contrarie al diritto internazionale e violano palesemente le risoluzioni del Consiglio di sicurezza.

    La Turchia invade la Siria: la reazione dell’Iran

    I proclami del presidente turco Recep Tayyip Erdogan hanno determinato reazioni negative dell’Iran, il cui ministero degli Esteri Mohammad Javad Zarif attraverso un comunicato ha definito “preoccupante” la prospettiva di un’offensiva turca in Siria, ammonendo che una tale iniziativa “non garantirà la sicurezza della Turchia”, anzi si tradurrà in “perdite umane e distruzioni”.

    Non sono solo annunci: l’agenzia di stampa iraniana ISNA oggi ha riportato che l’Iran sta tenendo un’esercitazione militare non annunciata nella parte nordoccidentale del paese, al confine con la Turchia.

    Il presidente dell’Iran Hassan Rohani ha dichiarato che la Turchia ha ogni diritto di avere preoccupazioni riguardo il suo confine meridionale, mentre Ankara si sta preparando a lanciare un’offensiva contro le forze curde nel nord della Siria. Lo riporta l’agenzia di stampa iraniana IRNA.

    Rohani ha ribadito che gli Stati Uniti devono lasciare la regione e ha dichiarato che al vertice con Turchia e Russia è stato chiarito che una soluzione relativa ai confini della Siria settentrionale e della Turchia meridionale sarà possibile solo con la presenza dell’esercito siriano. Russia e Iran sostengono il presidente siriano Bashar el Assad, che non ha commentato le notizie provenienti da Ankara.

    Freddezza e preoccupazione sono arrivate anche dal presidente del Kurdistan Iracheno (Krg), Massud Barzani. L’uomo forte al comando della regione curda – autonoma, ma non indipendente da Baghdad- nonostante negli ultimi anni sia stato molto più in linea con Erdogan che con i cugini siriani, si è detto “molto preoccupato degli sviluppi nel Kurdistan occidentale. Faremo di tutto perché la gente dell’area non patisca una ulteriore catastrofe”. Va ricordato che Barzani ha da anni aperto lo spazio aereo del Krg alle incursioni aeree di Ankara contro il Pkk.

    La mobilitazione curda

    Intanto i curdo-siriani si preparano. A Qamishli le autorità curde della regione semi-autonoma della Siria hanno indetto “una mobilitazione generale per tre giorni” per contrastare l’offensiva della Turchia, esortando gli abitanti del nord-est a “resistere”.

    “Invitiamo tutte le componenti della nostra gente a spostarsi verso la zona di confine per assicurare la resistenza in questo delicato momento storico”, ha annunciato in un comunicato l’amministrazione curda.

    Secondo quanto riporta al-Arabiya, le autorità curde hanno invitato la popolazione civile a recarsi al confine per affrontare le forze turche.

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