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    Trump estende il Travel Ban a Corea del Nord, Ciad e Venezuela

    Con il nuovo ordine, che entrerà in vigore il 18 ottobre, le limitazioni all'ingresso negli Stati Uniti si estendono ai cittadini di otto paesi

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 25 Set. 2017 alle 09:53 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 00:36

    Donald Trump ha firmato una misura aggiuntiva che estende il divieto di ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di Corea del Nord e Ciad, e ai funzionari governativi del Venezuela.

    Lo ha annunciato su Twitter il presidente statunitense nella tarda serata di domenica 24 settembre.

    Con il nuovo ordine, che entrerà in vigore il 18 ottobre, si va a integrare il cosiddetto Muslim Ban, imponendo limitazioni all’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di otto paesi: Iran, Libia, Siria, Yemen, Somalia, Corea del Nord, Ciad e Venezuela.

    “Rendere l’America sicura è la mia priorità assoluta. Non ammetteremo nel nostro paese le persone che non possiamo controllare con sicurezza”, ha scritto il presidente statunitense.

    La prima versione del Muslin Ban – entrato parzialmente in vigore la sera di giovedì 29 giugno 2017 – non permetteva l’accesso indiscriminato in suolo americano ai cittadini di Iran, Iraq, Siria, Somalia, Libia e Sudan. Questi paesi hanno in comune di essere tutti a maggioranza musulmana e per questa ragione il provvedimento era stato inizialmente accusato di razzismo.

    Tuttavia, il presidente degli Stati Uniti aveva dichiarato che il provvedimento era necessario a prevenire l’ingresso di terroristi negli Stati Uniti.

    La nuova lista include paesi non musulmani, come Corea del Nord e Venezuela e questo lascia intendere che i criteri con il quale il Muslim Ban viene applicato sono cambiati.

    Le restrizioni ora sono personalizzate e si basano sulle procedure di verifica e cooperazione applicate paese per paese.

    In questi mesi il Travel Ban è stato oggetto di una serie di sfide legali e di numerose proteste su vasta scala, e sulla sua validità dovrà esprimersi a ottobre la Corte Suprema degli Stati Uniti. 

    Il tribunale aveva giudicato discriminatoria la decisione di impedire l’arrivo nel paese ai cittadini provenienti da Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen sulla base di un ricorso dello stato delle Hawaii.

    L’Unione Americana per le Libertà Civili (ACLU) ha dichiarato che l’aggiunta dei nuovi paesi “non oscura il fatto che l’ordine dell’amministrazione sia in realtà ancora un divieto musulmano”.

    Non è ancora chiaro come la nuova proclamazione del presidente, che modifica diversi elementi chiave, influirà su quella sfida legale.

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