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    Spagna, iniziato il processo ai leader indipendentisti catalani: “Ci accusano per motivi politici”

    Credit: Afp

    Si è aperto a Madrid il processo a carico dei dodici leader che erano alla guida dalla fallita dichiarazione di indipendenza del 2017

    Di Marta Facchini
    Pubblicato il 12 Feb. 2019 alle 16:05 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:36

    È “El proces”, il processo per antonomasia, quello iniziato oggi, martedì 12 febbraio, Madrid a carico di dodici leader indipendentisti catalani che erano alla guida dalla fallita dichiarazione di indipendenza del 2017.

    Un giorno storico, che catalizza l’attenzione, e che vede sedere tra i banchi del Tribunale Supremo nel ruolo di testimoni anche l’ex primo ministro Mariano Rajoy, il presidente del parlamento catalano Roger Torrent e la sindaca di Barcellona Ada Colau.

    Nove dei dodici leader catalani sono accusati di ribellione per l’organizzazione del referendum del primo ottobre 2017, proibito dalla corte costituzionale, e si trovavano già da molti mesi in carcere preventivo.

    Oltre a Oriol Junqueras, seduto in prima fila, gli accusati sono gli ex consiglieri Jordi Turull, Josep Rull, Joaquim Forn, Raul Romeva, Dolores Bassa, Santi Vila, Carles Mundo’ e Meritxell Borra’s. Anche l’ex presidente del Parlamento Carme Forcadell e i rappresentanti delle associazioni sovraniste Anc e O’mnium Cultural, Jordi Sa’nchez e Jordi Cuixart.

    La procura chiede pene che vanno dai 7 ai 25 anni di prigione per i crimini di ribellione, appropriazione indebita e disobbedienza, mentre l’avvocatura dello Stato chiede pene tra i 7 a 12 anni di carcere per l’accusa di sedizione. Il dibattimento andrà avanti per almeno tre mesi: la sentenza è attesa per l’estate.

    Il primo a intervenire è stato l’avvocato di Oriol Junqueras e Raul Romeva, ex «ministro» degli esteri della Generalitat, Andreu Van den Eynde: “È un processo che giudica le scelte politiche”, ha dichiarato l’avvocato di Oriol Junqueras e Raul Romeva, ex ministro degli esteri della Generalitat, Andreu Van den Eynd. Gli imputati parleranno a partire giovedì.

    In uno dei giorni più importanti per la politica spagnola, trasmesso anche in diretta televisiva, non c’è Carles Puigdemont. È il grande assente, lui che era stato il principale protagonista del tentativo di secessione, e ha chiesto che scenda in campo l’Unione Europea contro quello che considera un processo politico.

    “Assistiamo a un processo che non avrebbe mai dovuto esserci. Lo Stato ha avuto l’opportunità di evitarlo. Confido che alla fine si eserciti l’opportunità che ha ancora lo Stato spagnolo, quella di emettere una sentenza giusta, che è l’assoluzione”, ha dichiarato da Berlino, dove si è rifugiato.

    “Mi chiedo perché l’Unione  appaia più preoccupata dal Venezuela che da quel che accade oggi a Madrid: abbiamo bisogno di una voce chiara dall’Ue in difesa dei diritti dell’uomo e dei diritti fondamentali del mondo. Quel che accade a Madrid deve interessare tutti i democratici del mondo”, ha aggiunto.

    Fuori dal tribunale, la tensione è alta. La polizia ha blindato la zona e davanti al Tribunale si sono radunati manifestanti catalani e dell’estrema destra.

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