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    Siria, nuovo raid su Idlib: rotta la tregua siglata da Russia e Turchia

    Credit: AFP

    Il raid, condotto dalle forze siriane appoggiate dalla Russia, ha messo fine alla tregua che era stata raggiunta il 17 settembre 2018

    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 2 Nov. 2018 alle 16:07 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:25

    Il 2 novembre 2018 almeno otto persone sono morte a seguito di un nuovo bombardamento che ha colpito la provincia di Idlib, l’ultima roccaforte ancora in mano ai ribelli.

    Il raid, condotto dalle forze siriane appoggiate dalla Russia, ha messo fine alla tregua che era stata raggiunta il 17 settembre per fermare un nuovo attacco armato contro la regione ed evitare così un bagno di sangue.

    Il bilancio dell’ultimo bombardamento è il più elevato da quanto è stato raggiunto il cessate il fuoco tra Russia, Siria e Turchia e istituita la zona demilitarizzata di 15-20 chilometri.

    Secondo l’Osservatorio siriani per i diritti umani, le vittime si trovavano nel paese di Jarjanaz, all’interno dell’area di disarmo.

    La violazione dell’accordo – Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri della Siria aveva accusato il governo turco di non aver rispettato l’accordo e aveva avvertito che le forze governative erano pronte a intervenire nella regione.

    Secondo il governo siriano, infatti, il gruppo jihadista Hayat Tahrir Al-Sham, che si era impegnato a rispettare i termini dell’accordo, non avrebbe ancora abbandonato la regione di Idlib.

    Il primo novembre anche il presidente russo Putin ha ribadito che il gruppo islamista stava continuando a violare l’accordo.

    I summit internazionali – Il 23 ottobre gli alti funzionari diplomatici di Russia, Turchia e Iran si sono incontrati a Mosca per cercare di trovare una soluzione alla situazione di stallo che si era creata in Siria.

    Il 27 ottobre si è invece tenuto il summit tra Russia, Germania, Turchia e Francia a Istanbul.

    Nel documento conclusivo, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, l’omologo russo Vladimir Putin, il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel hanno chiesto di preservare il cessate il fuoco nella provincia ribelle di Idlib e cercare una “soluzione politica” alla guerra che sconvolge la Siria.

    Chi controlla cosa – La provincia di Idlib, nella parte nord-ovest del paese, è l’ultima forte roccaforte ancora in mano ai gruppi ribelli e jihadisti che hanno cercato di rovesciare Assad negli ultimi sette anni.

    Dopo aver ripreso il controllo di Aleppo, della regione del Ghouta orientale, di Douma e di Daraa, Idlib è l’ultimo territorio in cui Assad non è riuscito a sconfiggere i ribelli.

    Il governo ha di recente ripreso il controllo del sud del paese, togliendo ai ribelli i territori di Quneitra e di Daraa, al confine con Israele e Giordania. Quneitra in particolare si trova nella zona delle Alture del Golan, un territorio occupato da Israele nella Guerra dei sei giorni del 1967 e tuttora conteso con la Siria.

    Il nord del paese invece è controllato dalle forze curde, mentre l’Isis continua a imperversare nel cuore della Siria, tra Palmira e Deir Az Zor.

    Oltre a Idlib, l’ultima zona in cui si attesta una presenza dei ribelli è quella di Afrin, in cui si trovano anche truppe turche che sostengono parte dei ribelli e che monitorano il confine tra i due paesi.

    I ribelli che controllano Idlib appartengono a tante fazioni rivali, tra cui un’alleanza jihadista legata ad al-Qaeda e un rivale Fronte di liberazione nazionale sostenuto dalla Turchia.

     

    Fonte: Aljazeera

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