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    In Siria è corsa contro il tempo per evacuare i malati da una zona in mano ai ribelli

    Circa 400mila persone, nell'enclave di Ghouta orientale, sono assediate dalle forze governative di Assad. Tra loro ci sono molti malati, anche bambini

    Di Luca Serafini
    Pubblicato il 27 Dic. 2017 alle 10:34 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:45

    Come riportato dal Comitato internazionale della Croce Rossa, sono iniziate le operazioni di evacuazione dei malati nell’enclave di Ghouta orientale, una zona nei pressi della capitale siriana Damasco in mano ai ribelli.

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    Circa 400mila persone, in quell’area, sono assediate dalle forze governative siriane del presidente Bashar al-Assad, e le Nazioni Unite hanno più volte chiesto allo stesso Assad di consentire l’evacuazione di circa 500 individui affetti da varie patologie, tra cui bambini malati di cancro.

    La Syrian American Medical Society ha reso noto che è stato dato il via libera per il trasporto verso gli ospedali di Damasco di una trentina di persone le cui condizioni sono particolarmente critiche, e che il resto dei malati dovrebbe comunque essere evacuato nei prossimi giorni.

    Secondo l’Onu, quasi il 12% dei bambini di Ghouta orientale, che ha una popolazione totale di 400.000 persone, soffre di malnutrizione acuta.

    Domenica 24 dicembre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva dichiarato che il suo paese stava cooperando con la Russia, alleato di Assad, per procedere alle evacuazioni.

    La richiesta di mettere in salvo le persone malate era arrivata mesi fa dalle Nazioni Unite. In queste ultime settimane, almeno 16 pazienti sono morti per l’impossibilità di raggiungere strutture sanitarie adeguate in altre aree della Siria.

    La Syrian Red Crescent, organizzazione che fa parte della Croce Rossa Internazionale, ha riferito che l’evacuazione è stata il risultato di lunghe trattative con il presidente siriano Assad.

    Analoghe trattative sono intercorse tra lo stesso Assad e le fazioni ribelli.

    Ghouta, ultima roccaforte della ribellione ad Assad, è una delle quattro “zone di de-escalation” individuate a maggio dalla Russia e dall’Iran, alleati del regime, e dalla Turchia, che sostiene i ribelli.

     

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