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    Tutto in Siria era già scritto: i due attentati a Londra e L’Aja fanno ripiombare l’Europa nel terrore

    Di Benedetta Argentieri
    Pubblicato il 29 Nov. 2019 alle 23:42

    “Ma che cosa vi aspettavate?”. È questa la prima reazione delle persone nel nord est della Siria alla notizia dell’attentato a Londra, seguito dall’attacco a L’Aja. Non c’è nessuna sorpresa, anzi. Il terrore è tornato in Europa, ma qui tutti sapevano che sarebbe successo. In molti l’avevano predetto fin dai primi giorni dell’inizio di questa nuova ondata di guerra. D’altronde l’invasione turca cominciata il 9 ottobre non ha fatto altro che rinvigorire gli animi dell’Islam radicale.

    A causa dell’invasione, il focus delle FDS – Forze Democratiche Siriane, si è spostato dal combattere lo Stato Islamico, ancora ideologicamente molto forte in molte zone della Siria e dell’Iraq, a quello di difendersi dai turchi e le sue milizie. In questo caos ISIS ha trovato una nuova linfa.

    I turchi hanno attaccato le prigioni come ad esempio a Qamishli e ad Ain Issa, facendo scappare centinaia di miliziani. Gli attentati terroristici nelle città hanno avuto un aumento del 300 per cento in un solo mese. Centinaia i morti. Autobombe, mine, omicidi mirati. La lista è lunga, come se non bastasse la guerra. In più il 27 ottobre in un raid notturno, gli Stati Uniti con l’appoggio delle FDS, hanno ucciso il leader di ISIS Abu Bakr al Baghdadi. Nei giorni seguenti altri azioni militari hanno decapitato la leadership del Califfato.

    “Ci vendicheremo”, aveva detto una donna nel campo di Al-Hol dove sono prigioniere migliaia di persone affiliate a Daesh. E la vendetta non è tardata ad arrivare. Ma le reazioni qui nel Nord Est della Siria sono tiepide. Certo c’è vicinanza e simpatia. Ma qui ogni giorno si muore o per mano di ISIS o per mano dei turchi. Le immagini del ponte di Londra e dell’attacco a L’Aja scorrono anche sui telegiornali delle televisioni locali ma tutti i servizi di apertura rimandano agli scontri di oggi ad Ain Issa e i nuovi raid dei droni turchi. In alcuni si potrebbe trovare anche un po’ di risentimento. Alla fine i curdi e la popolazione locale si è sentita abbandonata dall’Europa dopo il voltafaccia di Donald Trump che ha lasciato campo libero al presidente turco Recep Erdogan. Da quel momento tutti sapevano che il terrore sarebbe tornato sia qui sia in Europa.

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