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    Scisma nel mondo ortodosso, la Chiesa di Mosca rompe con Costantinopoli

    Il Partiarca russo Kirill

    La decisione fa seguito all'approvazione da parte del Patriarca di Costantinopoli di approvare l'indipendenza della Chiesa dell'Ucraina dalla Russia

    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 19 Ott. 2018 alle 18:53 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:22

    La Chiesa ortodossa di Mosca ha deciso di scindersi da quella di Costantinopoli in segno di protesta contro l’acefalia della Chiesa di Kiev appoggiata dal patriarca Bartolomeo.

    “Per noi il Patriarcato di Costantinopoli si trova in una situazione di scisma”, ha dichiarato il 19 ottobre 2018 il capo del dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, il metropolita Hilarion di Volokolamsk.

    “Non parteciperemo ad alcuna celebrazione eucaristica insieme al Patriarcato di Costantinopoli e i nostri fedeli non potranno ricevere la comunione nelle chiese legate a Costantinopoli, né partecipare ad alcun organismo organizzato o presieduto dal Patriarca di Costantinopoli o da suoi rappresentanti”.

    Lo scisma è il segno di una evidente spaccatura creatasi nel mondo ortodosso dopo il riconoscimento dato dal patriarca di Costantinopoli Bartolomeo alla Chiesa ucraina e non accettata da Mosca.

    “Il Patriarca Bartolomeo poteva scegliere di essere il centro di coordinamento per tutte le Chiese ortodosse o approvare lo scisma. Lui ha optato per lo scisma”, ha tenuto a chiarire il capo del dipartimento delle prelazioni estere del Patriarca Kirill.

    Dunque, ha ribadito Hilarion, “non parteciperemo a nessuna Commissione presieduta o co-presieduta dal Patriarca di Costantinopoli. Significa che non parteciperemo in alcun dialogo teologico nel quale sono presenti rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli che presiedono o co-presiedono”.

    L’autocefalia di Kiev

    Il 12 ottobre il patriarca della Chiesa greca ortodossa Bartolomeo ha approvato lo scisma degli ortodossi di Kiev da Mosca alla fine del Sacro sinodo, definendolo “un processo già in atto”.

    La decisione infatti è stata presa dopo numerosi incontri tra il patriarca di Costantinopoli e quello di Mosca, Kirill, che a inizio del 2018 aveva tentato di far dissuadere Bartolomeo dal dare la sua approvazione a una richiesta che potrebbe avere esiti “catastrofici”, sia sul piano religioso che su quello politico.

    “È una vittoria del bene sul male, della luce sul buio”, ha dichiarato il presidente ucraino Poroshenko, che ha definito la scelta “storica” e attesa da oltre 330 anni e che cercherà di utilizzare lo scisma in suo favore nelle prossime elezioni presidenziali previste per il 2019.

    La decisione del patriarca greco non è stata invece accolta positivamente dal Cremlino, che si dice pronto a difendere “ovunque gli interessi degli ortodossi, come protegge quelli dei russofoni, se gli eventi in Ucraina, legati alla decisione del Sinodo di Costantinopoli, si sviluppino in modo illegale”, ha infatti affermato Dmitri Peskov, portavoce di Mosca.

    Leggi anche: La Chiesa ortodossa ucraina divorzia da quella russa: perché non è solo una questione religiosa

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