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    “Palestinian lives matter”: ora non è più solo Bernie Sanders a criticare Israele nel Congresso USA

    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 17 Mag. 2021 alle 22:28 Aggiornato il 5 Ago. 2021 alle 21:03

    “Palestinian lives matter”: ora non è più solo Bernie Sanders a criticare Israele nel Congresso USA

    “Il presidente e molte altre personalità questa settimana hanno affermato che Israele ha il diritto di difendersi”, ha detto giovedì scorso la parlamentare statunitense Alexandria Ocasio-Cortez durante un dibattito alla Camera dei rappresentanti sul conflitto scoppiato il 10 maggio nella striscia di Gaza. “Ma i palestinesi hanno il diritto di sopravvivere?”

    All’interno del Congresso degli Stati Uniti stanno crescendo le voci critiche del governo israeliano, sulla spinta dell’ala progressista del partito democratico che chiede al presidente Joe Biden di prendere una posizione più netta sul conflitto a Gaza, che finora ha portato alla morte di oltre 200 palestinesi mentre 10 israeliani sono stati uccisi dai razzi lanciati da Hamas.

    A una settimana dall’inizio dell’escalation militare a Gaza, la peggiore dal 2014, il governo statunitense si è finora rifiutato di chiedere pubblicamente un cessate il fuoco. L’amministrazione Biden ha invece dichiarato che ritiene più utile promuovere colloqui diplomatici “dietro le quinte”, bloccando i tentativi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di approvare una dichiarazione congiunta per chiedere un cessate il fuoco immediato.

    La posizione statunitense ha suscitato critiche all’estero ma anche all’interno allo stesso partito di Biden, alle prese con una base che chiede una politica estera diversa rispetto al passato. Domenica un gruppo di 28 senatori ha chiesto un cessate il fuoco immediato per prevenire “ulteriori escalation di violenza”. Il giorno precedente il senatore Robert Menendez, considerato uno dei principali sostenitori di Israele all’interno del partito democratico e presidente del Comitato per le relazioni estere del Senato, aveva criticato alcune dei recenti raid di Israele. “Sono profondamente turbato dalle notizie sulle azioni militari israeliane che hanno provocato la morte di civili innocenti a Gaza così come degli attacchi israeliani di edifici che ospitano la stampa internazionale “, ha detto Menendez, commentando l’abbattimento da parte dell’aviazione israeliana dell’edificio che ospitava gli uffici dell’emittente al-Jazeera e dell’agenzia Associated Press avvenuto sabato a Gaza.

    L’effetto di un “forte cambiamento generazionale” secondo quanto dichiarato dalla 31enne Ocasio-Cortez, esponente di punta della cosiddetta “Squad”, il gruppo di parlamentari della sinistra del partito democratico emerso dopo le elezioni del 2018, e uno dei membri del Congresso più apertamente critici di Israele, che negli scorsi giorni ha accusato su Twitter di praticare l’apartheid. Il tweet (“Gli stati che praticano l’apartheid non sono democrazie”), pubblicato sabato dopo il raid contro la sede di al-Jazeera e Associated Press, è stato rapidamente ripreso anche da altri colleghi della Squad. Un’accusa forte anche se sdoganata a inizio anno dall’ong israeliana B’Tselem e ad aprile da quella newyorkese Human Rights Watch, che in un rapporto ha affermato come, dopo decenni di allarmi, le autorità israeliane recentemente avrebbero superato la “soglia” per definire le azioni contro i palestinesi crimini contro l’umanità dal punto di vista del diritto internazionale.

    Un cambiamento confermato in parte dai sondaggi: secondo Gallup, dal 2008 a quest’anno la quota di elettori democratici che ritengono che gli Stati Uniti debbano mettere più pressione su Israele rispetto ai palestinesi per risolvere il conflitto israelo-palestinese è aumentata di 20 punti percentuali, arrivando al 53 percento. Anche tra gli ebrei statunitensi sta crescendo lo scetticismo per le politiche promosse da Benjamin Netanyahu, al governo ininterrottamente dal 2009. Solo il 40 percento di essi ha un’opinione positiva del lavoro fatto da Netanyahu, una percentuale che scende al 32 percento tra i giovani.

    Bernie Sanders nel mainstream

    Posizioni che fino a qualche anno fa sostenevano in pochissimi a Capitol Hill, sede del Congresso. Tra questi Bernie Sanders, l’ebreo più apertamente critico di Israele della politica statunitense, che in un articolo pubblicato venerdì sul New York Times ha chiesto di spostare l’attenzione dal lancio di razzi da parte di Hamas alla situazione di milioni di palestinesi che vivono nei territori occupati. “Mentre il lancio di razzi da parte di Hamas contro le comunità israeliane è assolutamente inaccettabile, il conflitto di oggi non è iniziato con quei razzi”, ha scritto Sanders, chiedendo un “immediato cessate il fuoco”. Secondo il 79enne socialista di Brooklyn, diventato un punto di riferimento della sinistra del partito democratico dopo aver partecipato alle ultime due primarie per le elezioni presidenziali, il nocciolo della questione è che “Israele rimane l’unica autorità sovrana nella terra di Israele e Palestina e invece di prepararsi per la pace e la giustizia, ha rafforzato il suo controllo ineguale e antidemocratico”, ricordando come Gaza viva sotto un blocco che rende “la vita sempre più intollerabile per i palestinesi”. “Palestinian lives matter” ha concluso l’articolo Sanders, che ha associato le rivendicazioni dei palestinesi alle proteste negli Stati Uniti seguite all’omicidio dell’afroamericano George Floyd.

    “Quando gli Stati Uniti investono quasi 4 miliardi di dollari all’anno in Israele, abbiamo il diritto di chiedere che rispettino i diritti umani di tutte le persone, compresi i palestinesi”, ha ribadito domenica l’attuale presidente della commissione bilancio del Senato statunitense in un’intervista all’emittente Msnbc.

    Oltre ai repubblicani, sono molti i democratici a non essere d’accordo con le posizioni di Sanders. “Se mi viene chiesto di scegliere tra un’organizzazione terroristica e il nostro alleato democratico, starò con Israele”, ha detto durante il dibattito della scorsa settimana Ted Deutch, rappresentante della Florida eletto tre volte. Anche la presidente della Camera, la democratica Nancy Pelosi, ha descritto il conflitto in corso come una “lotta per il potere palestinese” ribadendo che il movimento islamico, che controlla la striscia dal 2007, minaccia la sicurezza di civili israeliani e che il governo israeliano ha il pieno diritto di difendere la sua popolazione.

    Divisioni emerse anche sui social media, dove negli scorsi giorni il parlamentare Jamaal Bowman ha risposto al suo collega democratico Ritchie Torres, che difendeva Israele e affermava di essere stato assalito da gruppi di critici organizzati su Twitter.

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