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    Perché è caduto l’aereo in Etiopia: Boeing aveva comunicato “un problema” 4 mesi fa

    Il Ceo di Ethiopian Airlines, Tewolde GebreMariam, ispeziona un Boeing 737 Max 8 (@ EPA/STR)
    Di Daniele Nalbone
    Pubblicato il 13 Mar. 2019 alle 08:07 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:28

    Perché è caduto l’aereo in Etiopia? È questa la domanda chiave che potrebbe segnare il futuro della Boeing. Dopo l’incidente avvenuto al volo della Ethiopian Airlines il colosso statunitense è finito sotto attacco. Diversi i Paesi, tra cui anche l’Italia, che hanno già interdetto il proprio spazio aereo al modello 737 MAX 8.

    Per questo la Boeing sta operando nella “massima trasparenza possibile” consentita in un momento delicato come questo per fare chiarezza.

    L’unico dato al momento certo è l’avviso, diramato a tutte le compagnie aeree a novembre del 2018, con la quale Boeing avvisò di una “problematica” a bordo del B737 Max 8.

    Dopo un disastro analogo accaduto con lo stesso modello di aereo della Lion Air lo scorso anno la Boeing aveva infatti diramato un “flight crew operation bulletin” che faceva riferimento all’avaria avvenuta sull’aereo della Lion Air e che, anche se occorrerà attendere gli esiti delle indagini, potrebbe essersi verificata sul B737 della Ethiopian.

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    In quell’avviso, che trova conferme nelle testimonianze di un pilota che, con il suo aereo, si trovava proprio dietro al velivolo poi precipitato domenica scorsa e che ha ascoltato le conversazioni via radio tra la cabina del volo ET 302 e la torre di controllo, si faceva riferimento a un’avaria allo strumento che misura l’angolo di attacco “Aoa”, l’angolo che si viene a formare fra la corda alare e la direzione del flusso aerodinamico che investe l’ala stessa.

    Per spiegare di cosa si tratta, oltre i tecnicismi, ecco la testimonianza del pilota: “Dalla cabina di pilotaggio dell’ET 302 è arrivato un allarme che faceva riferimento alla strumentazione ‘impazzita’ e alla velocità ‘troppo elevata’ dell’aeromobile”.

    In tale contesto, il piano di coda interverrebbe facendo abbassare rapidamente il muso dell’aereo in una sorta di picchiata per ridurre l’angolo di attacco. L’avaria inoltre trasmetterebbe ai piloti indicazioni di velocità errata tra gli anemometri (indicatori di velocità) e tra gli altimetri di bordo.

    Proprio al fine di contrastare tale evenienza, Boeing aveva emanato, a novembre 2018, una direttiva operativa: “Contrastare il movimento in picchiata dell’aereo e azionare due interruttori che disattivano il sistema di controllo dello stabilizzatore”.

    Per questo la Faa (l’ente statunitense che regola l’aviazione civile), dopo il disastro della Ethiopian, pur non fermando i B737 ha emanato un “avviso urgente” a tutti gli operatori mondiali che hanno nella loro flotta questo tipo di aerei per effettuare “controlli di manutenzione e addestrativi” e chiedendo per i piloti “una sessione di simulazione specifica per questo tipo di avaria”.

    Intanto il Ceo di Ethiopian Airlines, Tewolde GebreMariam, ha spiegato alla Cnn che l’aereo precipitato domenica scorsa aveva “problemi di controllo del volo”.

    Una conversazione registrata con i controllori del traffico aereo ha svelato nei dettagli i momenti finali del vol: “Stava avendo difficoltà, quindi ha chiesto di rientrare alla base”, ha spiegato GebreMariam. Il pilota aveva ricevuto l’autorizzazione a riportare a terra l’aereo. Autorizzazione arrivata più o meno quando l’aereo è scomparso dagli schermi radar.

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