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    Patrick Zaki chiede il vaccino anti-Covid: “Cerca di proteggersi in un abominevole carcere sovraffollato”

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 29 Apr. 2021 alle 18:13 Aggiornato il 29 Apr. 2021 alle 18:26

    Patrick George Zaki, lo studente dell’università di Bologna arrestato oltre un anno fa in Egitto, ha “chiesto di ricevere il vaccino anti-Covid” e a tale scopo “il suo team legale ha inviato un documento al Ministro degli Interni per richiedere di poter essere vaccinato”. A darne notizia sui social è la rete di attivisti “Patrick Libero“.

    Il giovane ricercatore, secondo quanto riferito dalla famiglia dopo lo scoppio della pandemia di Coronavirus, è un soggetto particolarmente a rischio di sviluppare complicanze gravi del Covid perché soffre di asma. “Durante l’ultima visita, Patrick ha rivelato alla propria famiglia di voler ricevere il vaccino anti-Covid per paura della diffusione dell’epidemia e dei suoi pericolosi sintomi all’interno delle sovraffollate prigioni egiziane“, rivelano gli attivisti.

    Non avendo ricevuto il vaccino, Zaki ha “chiesto alla famiglia di incaricare il team legale di avviare l’iter per garantire” il suo diritto alla vaccinazione, “in modo da essere un po’ più al sicuro all’interno di quell’abominevole carcere“. Stando all’ong Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), il ministro della Salute egiziano, Hala Zayed, aveva promesso in un’intervista televisiva che le autorità del Cairo avrebbero messo a disposizione i vaccini per le categorie di persone ospitate in luoghi chiusi, come case di cura e carceri.

    “L’Iniziativa egiziana per i diritti della persona ha inviato un avvertimento al Ministro degli Interni per chiedere che i detenuti condannati e i prigionieri in attesa di giudizio possano scegliere di registrarsi per ricevere al più presto il vaccino anti-Covid nelle carceri e nei luoghi di detenzione”, riferiscono gli attivisti della rete “Patrick Libero“. “Le avvocate e gli avvocati hanno inviato l’avvertimento a nome del collega Patrick George Michel Zaki, ricercatore dell’Eipr e prigioniero politico, detenuto nel complesso carcerario di Tora e in attesa di giudizio per il caso n. 1766 dell’anno 2019 presso la Procura suprema per la sicurezza dello Stato dal febbraio 2020″.

    Le ultime notizie sulla situazione del giovane ricercatore non sono incoraggianti. Zaki “è in un pessimo stato psicologico”, aveva denunciato a inizio aprile Hoda Nasrallah, la legale dello studente egiziano detenuto ormai da 447 giorni. Anche sul fronte giudiziario non va molto meglio. Il periodo di carcerazione del giovane egiziano è infatti stato prolungato di altri 45 giorni durante l’udienza tenuta lunedì 6 aprile, dopo un anno di rinnovi della detenzione, seguiti prima a intervalli di 15 giorni e poi di 45, che danno l’idea di una vera persecuzione da parte delle autorità del Cairo.

    La pandemia ha colpito duramente l’Egitto, il Paese più popoloso del mondo arabo con oltre 100 milioni di abitanti, che dall’inizio dell’emergenza sanitaria globale ha registrato più di 225 mila casi e oltre 13 mila morti correlate al Coronavirus. Alla fine della scorsa settimana, il ministro della Salute egiziano, Hala Zayed, ha ammesso come la nazione africana abbia registrato un aumento dei contagi fino al 10 per cento su base settimanale in alcune aree nel corso della terza ondata epidemica.

    Il Cairo ha ricevuto finora circa 1,5 milioni di dosi di vaccini anti-Covid, per lo più da Russia, Cina e attraverso l’iniziativa internazionale COVAX promossa dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms). Nei prossimi mesi, il Paese intende diventare un hub farmaceutico nella regione, arrivando a produrre ogni anno a livello nazionale 80 milioni di dosi del vaccino cinese Sinovac e 40 milioni di dosi del vaccino russo Sputnik V.

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