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    L’ultra-sovranista Orban snobba Salvini e resta nel Ppe, con Merkel e Juncker

    Di Donato De Sena
    Pubblicato il 5 Giu. 2019 alle 12:37 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 00:45

    Viktor Orban | Fidesz resta nel Ppe | Popolari

    ORBAN PPE – Una collocazione imprevista al Parlamento Europeo. È quella di cui si è reso protagonista il premier ungherese Viktor Orban nelle ultime settimane e ultimi giorni, prima e dopo le Elezioni Europee che si sono concluse il 26 maggio. Il leader ultra-sovranista di Fidesz – Unione Civica Ungherese, dopo aver snobbato il vicepremier italiano Matteo Salvini, ha deciso di restare nel Ppe, quindi con Jean-Claude Juncker e Angela Merkel spiegando tra l’altro di puntare a “cooperare con i socialdemocratici, i Verdi e i liberali”, dunque con gruppi di cui fanno parte anche Pd e il presidente francese Emmanuel Macron.

    L’appartenenza del partito al Ppe era stata sospesa quest’anno per gli attacchi di Orban al Ppe ed allo spitzkandidat tedesco della Cdu Manfred Weber. Ieri è stato comunicato il cambio di linea, la decisione di restare nella famiglia dei Popolari. “Penso che per noi sia la cosa migliore da fare”, ha detto il sottosegretario di Orban Gergely Gulyas, nel corso di un’intervista alla Welt.

    Il partito di Orban con le ultime Europee (superando in Ungheria il 50 per cento dei voti) si è assicurato 13 seggi sui 179 in totale del Ppe al Parlamento di Strasburgo. Secondo Gulyas, Fidesz potrà collaborare su certi temi con i socialdemocratici, i verdi e i liberali europei; una collaborazione che prima del voto il partito del premier ungherese aveva rifiutato a qualsiasi livello.

    Orban, il leader più longevo d’Europa con la cancelliera Merkel, però non avrebbe cambiato idea sulla candidatura di Weber alla presidenza della Commissione Ue: non lo sosterrà e chiederà ai Popolari di concentrare i propri consensi su un altro candidato.

    Orban | Ppe | Le posizioni

    In campo economico Orban ha negli anni progressivamente abbandonato le politiche liberiste preferendo un potenziamento del settore pubblico. In politica estera intanto si è avvicinato alla Russia di Vladimir Putin manifestando posizioni fortemente anti-immigrazione. Il suo elettorato elettorato è inevitabilmente cambiato: non è più oggi quello delle élite filo-europee delle grandi città, ma quello dei ceti medio-bassi e dei contadini.

    Durante l’ultima campagna elettorale il premier ha duramente attaccato il magnate ungherese George Soros, accusandolo di un complotto per sopraffare il loro Paese con migranti musulmani con l’obiettivo di minare la sua eredità cristiana.

    I toni si sono infine abbassati. Il suo governo ha ritirato una proposta di riforma della giustizia che aveva aperto un nuovo scontro con l’Ue. Un primo segnale di distensione nei confronti di Bruxelles. Con Orban e Fidesz ancorati al Ppe il fronte sovranista è ora certamente meno ampio. Almeno a guardare la composizione dei gruppi di Strasburgo.

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