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    Nella moschea Fatima c’è la prima imam donna di Parigi: “L’Islam è libertà”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 14 Apr. 2021 alle 11:25 Aggiornato il 14 Apr. 2021 alle 11:31

    Sui tappeti, donne e uomini sono fianco a fianco senza distinzione. Di fronte a loro, in una stanza parigina, due donne imam guidano la preghiera, un momento senza precedenti per il culto musulmano in Francia. Era l’11 settembre 2019 e a Parigi si respirava aria di rivoluzione. Da allora lo spirito riformista conduce l’operato di Kahina Bahloul, l’imam donna che da poco meno di un anno guida la preghiera nella moschea Fatima, audace avanguardia religiosa nel 12ème arrondissement, ex quartiere popolare di Parigi gentrificatasi negli anni Novanta tra la Cinémathèque e l’Opéra Bastille.

    Kahina Bahloul è una delle tre imam della Francia e incarna una corrente riformista dell’Islam che non si combina necessariamente con il velo, che pone uomini e donne su pari diritti e che non considera la spiritualità come un accumulo di norme da rispettare. È nata nel 1979 a Parigi, da padre algerino e madre francese. Sua nonna è un’ebrea polacca e suo nonno un cattolico francese.

    A 24 anni lascia l’Algeria, dove ha trascorso la sua infanzia, per tornare a Parigi. In Algeria ha studiato legge lì e lì ha vissuto il “decennio nero” degli attacchi islamisti.

    Kahina Bahloul racconta la sua personalissima sfida al cielo nell’autobiografia appena pubblicata “Mon Islam, ma liberté”, qui racconta la sua personale dialettica costruttiva con una fede che parte dal Paese e sovrappone a una lunga scia di sangue, Charlie Hebdo, Bataclan, Nizza, l’Hypercacher di Porte Vincennes. L’anno spartiacque è il 2015, l’11 settembre francese. A quel punto Kahina Bahloul torna a Parigi dopo un periodo di assenza di oltre dieci anni, appena in tempo per seguire i lavori della commissione Stasi e il conseguente divieto di esibire simboli religiosi a scuola. “Ho sentito la necessità di far conoscere il pensiero riformista dell’Islam. Non per ragioni politiche ma perché la Francia si divide, il mondo si divide, l’uomo si divide”. Inizia così il progetto di una moschea riformista, liberale, egualitaria. Lei berbera e Sufi.

    “Nel 2019, quando abbiamo iniziato a parlare della fondazione di una moschea liberale a Parigi, sono stato minacciata. Sono stata oggetto di insulti, per lo più sessisti. Sì, devi essere una combattente donna per affrontare tutto questo e seguire la tua strada. Oggi siamo tre imam in Francia, ma vedo sempre più donne che si interessano all’imamato e si rendono conto che le donne devono avere un posto nel discorso religioso”.

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