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    Il mistero dei 5 italiani feriti in Iraq: tutti i dettagli ancora da chiarire

    Credits: Ansa
    Di Madi Ferrucci
    Pubblicato il 12 Nov. 2019 alle 18:35 Aggiornato il 12 Nov. 2019 alle 18:38

    Il mistero dei 5 italiani feriti in Iraq: tutti i dettagli ancora da chiarire

    Il 12 novembre è il giorno in cui tutta l’Italia ricorda i 19 italiani uccisi a Nassiriya in Iraq nel 2003: tra loro c’erano 17 militari e 2 civili. Questa ricorrenza il 10 novembre è stata anticipata da un altro attacco: intorno alle undici del mattino, 5 militari sono rimasti feriti in un attentato che secondo fonti di agenzia sarebbe avvenuto nella zona di Suleymania, nel Kurdistan iracheno, a circa cento chilometri dalla zona petrolifera di Kirkuk. L’attacco è stato rivendicato dall’Isis e ha coinvolto tre incursori della Marina e due parà dell’Esercito che in base alle fonti ufficiali “stavano svolgendo un’attività di supporto e addestramento delle forze speciali locali dei Peshmerga curdi”.

    L’attacco è stato poi rivendicato dall’Isis sull’agenzia ufficiale dello Stato Islamico Amaq, ripresa dal Site: “Con il favore di Dio, l’esercito del Califfato ha preso di mira un veicolo 4×4 che trasportava membri della coalizione internazionale crociata e dell’antiterrorismo dei Peshmerga, nella zona di Qarajai, a nord della zona di Kafri, con l’esplosione di un ordigno. Questo ha causato la distruzione del veicolo e il ferimento di 4 crociati e di 4 apostati”, hanno dichiarato.

    Ma perché quei militari si trovavano lì? I 5 militari  feriti sono due parà del nono reggimento d’assalto Col Moschin dell’esercito e tre membri del Goi, il Gruppo operativo incursori della Marina. Questo tipo di schieramento militare sarebbe impegnato nell’operazione segreta nota come “Centuria” avviata nell’estate del 2015 ed è inquadrata nella Task force 44, missione italiana presente anche in Afghanistan. Inizialmente i militari erano stati inviati nella provincia irachena di Al-Anbar, presso l’aeroporto militare di Taqaddum, tra Ramadi e Falluja, allo scopo di assistere in prima linea le forze speciali irachene contro Daesh su questi due fronti.

    L’operazione Centuria fa seguito alla missione “Prima Parthica”, inaugurata nel luglio 2014 dal governo Renzi, all’interno della più ampia operazione anti-daesh degli Stati Uniti “Inherent Resolve” contro lo Stato Islamico dell’Iraq e della Siria. Una scheda del ministero della Difesa conferma che per questa missione l’Italia “fornisce personale di Staff ai Comandi multinazionali siti in Kuwait, e Iraq (Baghdad ed Erbil) nonché assetti e capacità di Training ed Assisting rivolti alle Forze Armate e di polizia irachene”. La presenza del contingente italiano è confermata inoltre anche da fonti della marina statunitense.

    Questo tipo di “addestramenti” però possono essere sia di monitoraggio delle attività curde senza intervento diretto, sia di “mentoring”, ovvero di accompagnamento sul campo degli “allievi” delle forze curdo irachene, impegnati in missioni d’attacco. Non è chiaro quindi che cosa sia realmente successo il 10 novembre. “Bisogna vedere se l’attacco subito due giorni fa sia da inserire nel quadro di un’operazione di pattugliamento o di una vera e propria missione delle Forze speciali contro obiettivi Isis”, afferma in un’intervista a interris.it il dott. Alessandro Marrone, responsabile del Programma “Difesa” dell’Istituto Affari internazionali (Iai).

    “Con ‘mentoring’ non si intende solo una formazione teorica o sull’impiego dell’equipaggiamento ma anche la possibilità di uscire insieme in missione e, quindi, condividendone i rischi. Questo non vuol dire sostituire le forze locali ma vedere come si comportano, dar loro un feedback. Va da sé che, uscendo con lo stesso convoglio, in caso di attacco esplosivo vengano coinvolti tutti allo stesso modo. Va ricordato che la missione è sì di addestramento e mentoring, ma rivolto a forze di combattimento”, conclude.

    La procura di Roma ha aperto un fascicolo sull’attentato. L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco, comporterà una serie di approfondimenti sul posto da parte dei carabinieri del Ros.

    La posizione attuale del governo sulle forze italiane presenti in Iraq

    Dopo l’attacco ai militari italiani del 10 novembre il ministro degli esteri Di Maio ha dichiarato che “l’Italia non indietreggerà di un centimetro di fronte alla minaccia terroristica”. “Lo Stato italiano reagirà con tutta la sua forza di fronte a chi semina terrore e colpisce persone innocenti, tra cui donne e bambini”, ha aggiunto.

    Della stessa idea anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Il terrorismo transnazionale resta la principale minaccia per l’Italia e per tutta la Comunità Internazionale. È necessario continuare a garantire la nostra presenza nelle principali aree di instabilità e contribuire con decisione alle strategie tese a sviluppare un efficace sistema di contrasto comune al fenomeno”, ha dichiarato in un comunicato.

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