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    Ocean Viking, 104 migranti, tra cui 41 bambini, bloccati da 10 giorni in mare nell’indifferenza dell’UE: “Questa inutile attesa deve finire”

    Credits: Msf

    I più piccoli hanno due e undici mesi, uno è nato in un centro di detenzione in Libia. La grande maggioranza dei minori dice di viaggiare senza essere accompagnato da un parente o da un tutore

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 28 Ott. 2019 alle 16:07 Aggiornato il 28 Ott. 2019 alle 17:58

    La nave Ong Ocean Viking attende da 10 giorni un porto di sbarco

    104 migranti, tra cui 41 bambini e 2 donne incinte, attendono da dieci giorni un porto di approdo dopo che la nave umanitaria Ocean Viking, gestita da Medici Senza Frontiere (Msf) e Sos Mediterranée, le ha soccorse a 50 miglia dalla Libia il 18 ottobre scorso.

    La “prolungata e inutile permanenza in mare della Ocean Viking, senza un porto da 10 giorni deve finire”, dichiara lo staff delle Ong in vista dell’incontro tra i ministri europei previsto per il pomeriggio di oggi, lunedì 28 ottobre.

    Stando a quanto riferisce lo staff della nave, i più piccoli hanno due e undici mesi, uno è nato in un centro di detenzione in Libia secondo la testimonianza della madre. La grande maggioranza (76 per cento) dei minori dice di viaggiare senza essere accompagnati da un parente o da un tutore. Molti dei naufraghi raccontano di essere rimasti intrappolati in Libia per diversi anni e alcuni dicono di essere fuggiti a causa dei combattimenti scoppiati ad aprile di quest’anno.

    La Ocean Viking ha chiesto più volte un porto di sbarco all’Italia e a Malta senza ricevere risposta, mentre alla Libia, che ha offerto il porto di Tripoli, ha ribadito che non riporterà mai indietro le persone soccorse. “È inaccettabile che da dieci giorni queste persone già vulnerabili siano bloccate in
    mare e vivano nell’incertezza di non sapere cosa sarà di loro. I leader europei siano all’altezza dei propri principi e consentano ai naufraghi di sbarcare”, dice il capomissione di Msf Michael Fark.

    “L’Europa” aggiunge il vicedirettore delle operazioni di Sos Mediterranee Louise Guillaumat, “può e deve mostrare più solidarietà verso gli Stati costieri in prima linea”.

    Ma da Bruxelles la risposta è insufficiente.

    “La commissione europea segue da vicino gli sviluppi nel Mediterraneo centrale. Abbiamo avuto tre salvataggi che coinvolgono l’Ocean Viking, la Alan Kurdi e la nave della ong Open Arms” e “allo stato attuale non siamo attivamente coinvolti in relazione a questi incidenti, ma, come sempre, siamo pronti a provvedere sostegno qualora fosse richiesto”, ha detto una portavoce della Commissione Europea precisando che questa “resta in contatto con gli stati membri”.

    Intanto, mentre alla nave Open Arms è stata assegnata Malta come porto sicuro di approdo delle 44 persone salvate nella notte di sabato, la Ong tedesca Sea Eye ha denunciato l’attacco alla propria imbarcazione da parte della guardia costiera libica, che domenica 26 ottobre avrebbe sparato all’equipaggio della Alan Kurdi e ai 92 migranti che si trovavano a bordo.

    In un tweet pubblicato questa mattina, la Sea Eye annuncia che in serata pubblicherà un video nel quale mostrerà l’attacco dei libici.

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