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    Liberati i quattro giornalisti

    Sono in Turchia e torneranno questa sera in Italia con un volo di Stato

    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 13 Apr. 2013 alle 13:53 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:47

    I quattro giornalisti italiani trattenuti in Siria sono stati liberati.

    Il presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Mario Monti ha annunciato ufficialmente la notizia.

    La Farnesina ha confermato. Fonti vicine ai giornalisti riferiscono che i quattro stanno bene, sono in Turchia da questa mattina e rientreranno in Italia con un volo di Stato già questa sera.

    La nostra fonte nega siano stati pagati riscatti, ma non siamo riusciti a verificare la notizia. In altri casi simili e in zone contigue, gli ostaggi sarebbero stati rilasciati con l’esborso di grandi quantitativi di denaro o in cambio di armi.

    I quattro giornalisti italiani sono Amedeo Ricucci (giornalista inviato della Rai), il fotografo Elio Colavolpe, il documentarista Andrea Vignali e Susan Dabbous, una giornalista italo-siriana (qui la sua bio), collaboratrice di diverse testate e di The Post Internazionale (qui il suo blog).

    Stiamo bene. Ci hanno trattato bene e non ci hanno torto nemmeno un capello”, ha detto Ricucci contattato in Turchia dopo la liberazione. ‘”Eravamo in mano a un gruppo islamista armato che non fa parte dell’Esercito libero siriano. È stato un malinteso”, ha assicurato, ribadendo che il gruppo sta bene ma anche che “ovviamente la privazione della libertà è una tortura psicologica”.

    All’inizio “ci hanno presi per spie” e volevano ”controllare quello che avevamo girato”, ”temevano che avessimo filmato la loro base logistica”, ma ”ci hanno messo un sacco di tempo”, ha aggiunto Ricucci a Rainews, dopo la liberazione in Siria, dove – spiega – è in corso ”una guerra civile e di spie da una parte e dall’altra”. Che qualcuno possa pensare che siamo stati poco cauti ”lo trovo di cattivo gusto: siamo stati cauti fino all’ennesima potenza”.

    I quattro erano infatti stati fermati all’inizio di aprile nel nord della Siria mentre effettuavano delle riprese con le proprie telecamere.

    “Desidero ringraziare l’Unità di Crisi della Farnesina e tutte le strutture dello Stato che con impegno e professionalità hanno reso possibile l’esito positivo di questa vicenda, complicata dalla particolare pericolosità del contesto”, ha concluso Monti in una nota.

    Il premier, che ha seguito il caso sin dall’inizio, ha manifestato anche la sua “gratitudine agli organi di informazione che hanno responsabilmente aderito alla richiesta di attenersi a una condotta di riserbo, favorendo così la soluzione della vicenda”.

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