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    Scontri a Gaza, 41 palestinesi feriti. Israele bombarda la striscia: rischio escalation

    Credir: EPA/MOHAMMED SABER/ANSA
    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 22 Ago. 2021 alle 10:23

    Israele ha bombardato una serie di obiettivi di Hamas nella striscia di Gaza nella notte tra sabato 21 e domenica 22 agosto 2021 dopo i violenti scontri registrati ieri al confine con il territorio costiero, in cui sono rimasti feriti 41 palestinesi, compreso un 13enne in condizioni gravi, e un agente della polizia di frontiera dello Stato ebraico, anch’egli in pericolo di vita.

    I disordini avvenuti nelle ultime ore rappresentano la peggiore escalation dagli 11 giorni di conflitto tra Israele e Hamas combattuto a maggio e costato la vita ad almeno 250 palestinesi e 13 israeliani.

    Ora si rischia una nuova spirale di violenza dopo l’invio dei rinforzi alla Divisione di Gaza dell’esercito israeliano e il lancio, avvenuto il 16 agosto 2021, di due razzi dalla striscia verso lo Stato ebraico, il primo dalla tregua sancita oltre tre mesi fa, a seguito della morte di quattro palestinesi rimasti uccisi nel campo profughi di Jenin, nella Cisgiordania occupata.

    Come sono cominciati i nuovi scontri?

    Nei giorni scorsi, secondo il portale al-Monitor, le fazioni palestinesi guidate da Hamas avevano informato l’Egitto – principale mediatore dell’armistizio di maggio – che la situazione nella striscia di Gaza era tornata “difficile” e che erano allo studio diverse opzioni, tra cui la ripresa delle cosiddette “marce della rabbia”, le dimostrazioni di protesta lungo il confine contro il blocco imposto da Israele al territorio costiero, come quelle avvenute ogni settimana tra il marzo 2018 e il dicembre 2019.

    In una nota divulgata il 18 agosto dopo una riunione a porte chiuse tra i rappresentanti dei gruppi armati presenti nella striscia, le fazioni palestinesi avevano espresso la propria “determinazione a continuare a resistere all’assedio israeliano imposto a Gaza e a proseguire la lotta fino a spezzarlo”.

    Dalle parole si è poi passati ai fatti. Centinaia di palestinesi si sono riuniti ieri lungo il confine a nord di Gaza, protestando contro il blocco, lanciando pietre e bottiglie incendiarie e dando vita agli scontri più violenti mai registrati nell’area da tre mesi a oggi.

    Hamas ha fatto sapere che i cortei erano stati convocati in ricordo dell’incendio avvenuto 52 anni fa alla moschea Al-Aqsa a Gerusalemme, considerato il terzo luogo più sacro per l’Islam. “La moschea di Al-Aqsa è una linea rossa e qualsiasi attacco contro di essa incontrerà una strenua resistenza da parte del nostro popolo”, si legge in una nota del movimento palestinese, secondo cui alle proteste avrebbero preso parte “migliaia” di manifestanti.

    Secondo le forze armate dello Stato ebraico, alcuni manifestanti hanno tentato di scavalcare la recinzione di sicurezza provocando la risposta israeliana con l’impiego di mezzi antisommossa, gas lacrimogeni e cecchini. Nel corso degli scontri un agente della polizia di frontiera israeliana di 21 anni è rimasto gravemente ferito alla testa per un colpo di arma da fuoco. L’uomo versa in condizioni critiche e resta in pericolo di vita dopo aver subito un intervento chirurgico.

    Tra i feriti gravi anche un giovane palestinese di 13 anni. Secondo le autorità sanitarie di Gaza, il minore è stato gravemente colpito alla testa. Sul corpo i medici hanno rinvenuto anche altre lesioni definite “di moderata entità”, comprese varie ferite provocate da colpi di pistola agli arti, alla schiena e all’addome. In tutto, secondo una nota del ministero della Salute di Gaza, sono 41 i civili palestinesi rimasti feriti negli scontri.

    La risposta di Israele: bombardamenti su Gaza

    A seguito dei violenti scontri di ieri al confine tra Israele e Gaza, l’aeronautica dello Stato ebraico ha bombardato nella notte quattro siti di stoccaggio e di produzione di armi collegati a Hamas. Al momento non si hanno notizie di vittime a seguito dei raid aerei.

    Stando alle forze armate israeliane, le fazioni palestinesi hanno risposto con il lancio di razzi e colpi di artiglieria contro i caccia dello Stato ebraico, senza alcun esito. Alcuni proiettili sarebbero invece atterrati nella città di confine di Sderot, causando danni di lieve entità alle proprietà locali.

    Inoltre, preparandosi a un’ulteriore escalation, le autorità militari israeliane hanno deciso di inviare rinforzi alla Divisione di Gaza, comprese unità di forze speciali e nuove batterie del sistema di difesa aerea Iron Dome.

    Intanto, il portavoce di Hamas Fawzi Barhoum ha definito gli ultimi attacchi aerei a Gaza una dimostrazione che Stato ebraico “cerca di coprire il proprio fallimento e la propria delusione di fronte alla fermezza del popolo palestinese e alla strenua resistenza”.

    L’escalation arriva esattamente tre mesi dopo la firma di una tregua tra Israele e Hamas dopo le ostilità di maggio e ora si teme che un nuovo ciclo di violenza possa investire la regione, soprattutto se la situazione a Gaza non dovesse migliorare.

    La ricostruzione nella striscia è in stallo dal cessate il fuoco, in parte a causa del blocco mantenuto dallo Stato ebraico sul territorio costiero, in vigore dal 2007 quando Hamas ha preso il potere con un golpe militare. In settimana, il governo di Israele ha autorizzato l’afflusso di nuovi aiuti finanziari dal Qatar a Gaza, ma ha negato il ritiro di altre restrizioni.

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