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    Irlanda del Nord, respinto il ricorso per riformare la legge sull’aborto

    Credit: Afp

    La Corte Suprema britannica ha bocciato la richiesta presentata dal Comitato per i diritti umani a causa di un vizio procedurale, ma la maggioranza dei giudici ha osservato che la legge viola i diritti umani nella parte in cui vieta l'aborto anche nei casi di malformazioni gravi del feto e reati sessuali

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 7 Giu. 2018 alle 11:30 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:36

    La Corte Suprema britannica, la più alta corte del Regno Unito, ha bocciato il ricorso presentato dagli attivisti per i diritti umani che chiedeva di dichiarare illegittima la legge sull’aborto vigente in Irlanda del Nord, giudicata troppo restrittiva.

    La Corte ha giudicato il ricorso inammissibile a causa di un vizio procedurale, ma la maggioranza dei giudici ha osservato che la legge viola i diritti umani nella parte in cui vieta l’aborto anche nei casi di malformazioni gravi del feto e reati sessuali.

    La notizia dell’inammissibilità del ricorso arriva a circa dieci giorni di distanza dalla vittoria del Sì nel referendum in favore dell’aborto in Irlanda.

    La sentenza di inammissibilità afferma che la Corte non si è potuta pronunciare perché il ricorso è stato presentato da un soggetto che non ne aveva diritto.

    L’istanza è stata presentata dal Comitato per i diritti umani dell’Irlanda del Nord (NIHRC).

    Secondo i giudici, a presentare il ricorso avrebbe dovuto essere invece una donna incinta a causa di un reato un sessuale o che porta in grembo un feto affetto da grave malformazione.

    Ora qualsiasi intervento sulla legge è demandato alla politica, ma a complicare le cose c’è il fatto che l’Irlanda del Nord è senza governo da oltre un anno.

    In Irlanda del Nord l’aborto è disciplinato diversamente rispetto al resto del Regno Unito.

    Nel paese l’interruzione di gravidanza è consentita solo se c’è un rischio per la vita della madre o per la sua salute fisica o mentale, mentre non è ritenuta applicabile in caso di stupro, incesto o malformazioni gravi del feto.

    Tuttavia, la legge consente alle donne di recarsi in altri paesi per abortire in maniera legale.

    Negli ultimi anni centinaia di donne sono state costrette a viaggiare dal nord dell’Irlanda fino in Inghilterra, Scozia e Galles, per poter abortire presso le cliniche private.

    Solo nel 2016 sono stati registrati oltre 700 aborti, i cui costi – compresi tra le 400 e le duemila sterline – non includevano lo spostamento. L’elevata spesa derivava dall’impossibilità di accesso per queste donne ai servizi gratuiti nazionali.

    Il 29 giugno 2018 la Camera dei comuni britannica ha riconosciuto alle donne nord irlandesi la possibilità di accedere gratuitamente alle procedure d’aborto presso il servizio sanitario britannico.

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