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    Iran, 10mila manifestanti in marcia per Mahsa Amini: le autorità sparano sulla folla

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 27 Ott. 2022 alle 07:44

    Nel quarantesimo giorno dalla morte di Mahsa Amini in Iran i manifestanti hanno organizzato un vero e proprio pellegrinaggio verso la tomba della giovane donna uccisa dalla “polizia morale” di Teheran per aver indossato male il velo: centinaia di persone si sono radunate a Saqqez, la città natale di Amini nel Kurdistan iraniano per onorare il sepolcro della 22enne, ma sono state accolte dagli spari delle forze dell’ordine. Lo rende noto su twitter “Hengaw”, organizzazione con sede in Norvegia che si occupa di violazioni dei diritti umani nel Kurdistan: i poliziotti hanno aperto il fuoco sulle persone che marciavano e hanno utilizzato gas lacrimogeni per disperdere la folla.

    Testimoni hanno confermato che sono stati sparati colpi di arma da fuoco, mentre il governo iraniano ha affermato che le forze di sicurezza sono state “costrette a rispondere alle rivolte”. I manifestanti hanno intonato cori con gli slogan: “Abbasso il dittatore”, “Kurdistan, la tomba dei fascisti”, “donne, vita, libertà”, “siamo tutti Mahsa, hai lottato e lotteremo anche noi”. Non è stata sufficiente la minaccia delle autorità di chiudere le strade per impedire la commemorazione: hanno partecipato ben 10.000 persone in lutto, arrivate a piedi, in auto e in moto. I servizi di sicurezza avevano intimato alla famiglia della vittima di non tenere la cerimonia, minacciando che avrebbero dovuto “preoccuparsi per la vita dell’altro figlio”, secondo quanto denunciato dagli attivisti.

    Da Teheran è però arrivato l’ordine di bloccare l’accesso a internet nella città di Saqqez “per motivi di sicurezza”. Funzionari giudiziari dell’Iran hanno annunciato inoltre che avrebbero processato più di 600 persone per il loro ruolo nelle proteste, di cui 315 a Teheran, 201 nella vicina provincia di Alborz e 105 nella provincia sud-occidentale del Khuzestan. Il gruppo Iran Human Rights con sede a Oslo ha affermato che la repressione delle forze di sicurezza sulle proteste di Amini ha portato alla morte di almeno 141 manifestanti.

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