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    Iran, l’attivista Nazarin Zaghari Ratcliffe è libera dopo 5 anni: era accusata di cospirazione contro il regime

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 7 Mar. 2021 alle 14:02

    È libera la cittadina anglo-iraniana Nazanin Zaghari-Ratcliffe, al termine della pena di cinque anni di detenzione inflittale con l’accusa di cospirazione per rovesciare il regime della Repubblica islamica. Lo ha annunciato il suo avvocato Hojjat Kermani, parlando al sito Emtedad e spiegando che le è stato rimosso il braccialetto elettronico. Non è chiaro se potrà fare subito ritorno a Londra.

    Arrestata all’aeroporto di Teheran, nel 2016, mentre faceva ritorno in Gran Bretagna dopo aver fatto visita alla sua famiglia in Iran, Zaghari-Ratcliffe è stata condannata a cinque anni di reclusione con l’accusa di sedizione. Le accuse riguardavano il suo lavoro presso la Thomson Reuters Foundation e la sua precedente attività da amministrativo alla Bbc. La studiosa – che ha si è sempre dichiarata innocente – era agli arresti domiciliari a casa dei genitori a Teheran dalla scorsa primavera, dopo essere stata scarcerata dalla famigerata prigione di Evin a causa dell’epidemia di Covid.

    Il 12 gennaio, il marito aveva scritto all’ambasciata iraniana a Londra nella speranza di programmare il ritorno della moglie nel Regno Unito in vista della scadenza della sua pena. Dopo la concessione dei domiciliari, a suo carico è stato aperto un secondo processo per aver diffuso propaganda contro il regime. Proprio in merito a questo caso, Zaghari-Ratcliffe deve presentarsi in tribunale il 14 marzo.

    Fino al momento del suo arresto Nazanin lavorava come project manager della Thomson Reuters Foundation, un ente non-profit che promuove il progresso socio-economico, il giornalismo indipendente e lo stato di diritto. Nel corso di questi anni di detenzione le sue condizioni fisiche e psichiche sono continuamente peggiorate, fino a rendere necessario il suo trasferimento dalla prigione di Evin al reparto psichiatrico dell’ospedale Imam Khomeini, nella capitale Teheran.

    Nazanin ha intrapreso scioperi della fame e ha anche mostrato preoccupanti segnali di suicidio. La sua storia è simile a quella di tanti attivisti dei diritti umani che si ritrovano ingiustamente oppressi in Iran.

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