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    Iran, Teheran minaccia di lasciare l’accordo sul nucleare

    Ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif

    Il ministro degli Esteri ha specificato che Teheran rimarrà nell'accordo solo se le esigenze economiche del paese saranno rispettate

    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 20 Nov. 2018 alle 13:01 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:56

    Dopo l’abbandono da parte degli Stati Uniti dell’accordo sul nucleare, l’intesa è sempre più fragile: il 20 novembre 2018 il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha affermato che anche Teheran è pronta a lasciare l’accordo “se le sue esigenze economiche non saranno soddisfatte”.

    A riferirlo è l’agenzia di stampa iraniana ICANA, che cita le parole pronunciate dal ministro Zarif nel corso di un incontro con l’omologo britannico, Jeremy Hunt.

    Tra gli argomenti discussi dai due ministri degli Esteri, anche la possibilità di sottoporre il veicolo finanziario europea SPIRO, l’European Special Financial Mechanism, alla legislazione comunitaria e non nazionale.

    In questo modo il paese iraniano spera di riuscire ad aggirare le sanzioni unilaterali imposte a Teheran dagli Stati Uniti.

    A maggio del 2018 l’amministrazione Trump ha abbandonato l’accordo sul nucleare firmato nel 2015 dall’allora presidente Obama e il 7 agosto ha introdotto la prima tranche di sanzioni contro l’Iran, colpendo i settori del dollaro, dell’oro, di software per la gestione di processi industriali e di diversi minerali come grafite, metalli grezzi e carbone.

    La seconda tranche invece è scattata il 5 novembre e ha colpito i settori delle banche, del petrolio e dei trasporti, interessando anche i paesi che commerciano con l’Iran.

    Le esenzioni – Dopo aver introdotto le sanzioni, il presidente americano ha deciso di non penalizzare otto paesi, a cui sarà consentito continuare ad importare petrolio dall’Iran. Si tratta di Italia, Cina, India, Corea del Sud, Turchia, Giappone, Grecia e Taiwan.

    Secondo stime interne dell’amministrazione Usa, le esportazioni iraniane si sono già ridotte da 2,7 milioni a 1,6 milioni di barili al mese.

    La risposta dell’Ue – Anche il Regno Unito, la Francia, la Germania, la Russia e la Cina hanno aderito all’accordo del 2015 e hanno cercato fino all’ultimo di far cambiare idea al presidente Trump.

    I 5 paesi hanno anche promesso di dar vita ad un nuovo sistema di pagamento per mantenere in piedi gli accordi commerciali presi con l’Iran e aggirare le sanzioni statunitensi.

    Trump sostiene che i termini dell’accordo sia inaccettabili e che l’Iran è stato comunque in grado di sviluppare un programma di missili balistici e di intervenire nei paesi limitrofi, tra cui Siria e Yemen.

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