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    Grecia, incendio nel campo per migranti di Samos. Msf: “Centinaia di persone senza rifugio” | FOTO E VIDEO

    A sole due settimane dall'incendio divampato a Moria, sull'isola di Lesbo, un nuovo rogo getta nel caos la popolazione di migranti delle isole greche

    Di Marta Vigneri
    Pubblicato il 15 Ott. 2019 alle 15:15 Aggiornato il 15 Ott. 2019 alle 15:26

     

    Incendio sull’isola di Samos, 5mila persone evacuate, decine di feriti – VIDEO

    Nella notte tra lunedì 14 e martedì 15 ottobre è divampato un incendio nel campo di Vathy, sull’isola greca di Samos, dove vivono 6mila migranti in attesa di fare richiesta d’asilo in una struttura che potrebbe contenerne circa 650: Medici Senza Frontiere (Msf) racconta che l’hotspot è stato praticamente raso al suolo.

    Al momento non è stata registrata alcuna vittima, ma oltre 5mila persone sono state evacuate.

    Il rogo si è sviluppato a sole due settimane dall’incendio che ha ucciso una madre e gettato nel caos la popolazione sull’hotspot di Moria, a Lesbo.

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    L’incendio di questa notte sembra ancora più grave di quello divampato a Lesbo, perché ha raso al suolo l’intero campo. La maggior parte della popolazione di migranti è stata evacuata, e trasferita nelle strutture delle Ong presenti sull’isola e della società civile che si è offerta di ospitare i profughi rimasti senza rifugio.

    Credits: Msf

    Circa 600 persone rimaste senza un rifugio hanno trovato una sistemazione in alcuni edifici dell’isola grazie all’aiuto di alcune Ong locali”, racconta lo staff di Msf, che è presente sull’isola dal 2005.

    La Ong medico umanitaria sta attualmente supportando l’ospedale locale fornendo mediatori interculturali e svolgendo assistenza psicologica d’emergenza.

    “Stiamo distribuendo beni di prima necessità per le persone colpite dall’incendio, oltre a continuare la regolare distribuzione di acqua”, racconta Msf in un comunicato diffuso questa mattina.

    Nel campo di Vathy vivono circa 6mila persone, di cui la metà sono donne e bambini, in condizioni terribili e in una struttura progettata per accoglierne 650.

    La maggior parte è accampata in rifugi di fortuna senza accesso regolare a servizi igienici o docce.

    Credits: Msf

    La situazione è molto simile a quella che si è creata nel campo per migranti di Moria, dove circa 13mila persone vivono ammassate in tende in una struttura pensata per ospitarne 3mila: gli accampamenti crescono di settimana in settimana, mentre i servizi sono sempre più ridotti.

    C’è un bagno ogni 90 persone e una doccia ogni quaranta. Spesso si mangia solo una volta al giorno e si divide il pasto tra famiglie numerose, di cui la maggior parte sono minori.

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    Vengono dall’Afghanistan, dal Pakistan, dalla Siria e dall’Africa, e possono aspettare fino a due anni prima di essere intervistati dalle autorità per fare domande d’asilo.

    Se, dopo la lunga attesa, non ottengono lo status di rifugiati, vengono rispediti indietro, in Turchia, come previsto dall’accordo per l’identificazione e il contenimento dei migranti sulle isole greche siglato da Unione Europea e Ankara nel 2016.

    A Samos, le équipe di Msf forniscono circa 40 mila litri d’acqua ogni giorno e assistenza psicologica. Migliaia di persone vivono in condizioni igienico-sanitarie inumane con gravi conseguenze e rischi per la salute.

    “Il 36 per cento dei nostri pazienti a Samos manifesta sintomi gravi come depressione, disturbi post traumatici e comportamenti autolesionistici, aggravati dall’estrema precarietà in cui vivono”, racconta ancora la Ong.

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